lunedì 26 febbraio 2018

Giardinaggio e voglia di cose bucoliche

Tra un anno, o giù di lì, avremo un vero giardino da coltivare e curare. Per non farmi cogliere impreparata ho deciso di cominciare con qualche piccolo esercizio di floricultura d’appartamento. Ho preso una busta di terriccio e due confezioni di semi a caso.

Non che non ci avessi mai provato, sono dieci anni che sperimento con il giardinaggio cittadino. I miei approcci seguono una certa ciclicità, in parte causata dalle stagioni e in parte dalle immense e noiose rotture di palle che attraversano la mia vita e mi spingono a cercare relax e distrazione in altre forme di vita. Di cui poi di solito causo involontariamente la morte.

In primavera di solito tocca alle piante aromatiche.

Foto di rivista patinata. Interno giorno, luce naturale. Finestra aperta su campi di lavanda, enorme e lindo bancone di cucina su cui fanno mostra di sé una decina di vasetti di piante aromatiche, bambini felici che con un piccolo annaffiatoio bagnano il basilico e la mamma inginocchiata accanto a loro che sorride intenerita. Intenerita, con la messa in piega perfetta, la camicetta stirata e neanche un filo di pancia. Come non subirne il fascino?

Dopo otto ore di bestemmie trattenute al lavoro, eccomi al carrfür, dove il cartello “3 piante aromatiche 5 €” fa sbocciare nel mio cuore voglie di accudimento materno e campi di lavanda*. E anche quella storia della camicetta un po' mi intriga, ma dovrei evitare il reparto panetteria, meglio non pensarci e concentrarsi sull'annaffiatoio.

Arrivo a casa con un basilico, un rosmarino e un origano. O forse è un timo, ma non importa, quel che conta è che il mio giardino aromatico è appena stato fondato. Il mio quarto giardino aromatico, ma questa volta funzionerà. 

Il bancone della mia cucina, non esattamente enorme e neanche lindissimo, non permette alle piante di fare mostra di sé, a meno che io non le appoggi direttamente sui fornelli, che visto l'esito dei giardini aromatici precedenti, sarebbe una fine più rapida e pietosa. 
Le piantine finiscono a terra, dove fanno verdognola e odorosa mostra di sé.

“Mamma, possiamo annaffiarle?”. 

Mi si stringe il cuore e, sorridendo, con i capelli che assumono improvvisamente un aspetto umano, complice un colpo di vento che arriva dalla finestra spalancata (vicino alla quale si trova una mensola con un mazzo di lavanda finta ma ce la facciamo andare bene) sporgo una caraffa con acqua alle paffute manine che si estendono fiduciose e che, in pochi sconnessi istanti, causano un dilavare di liquido e pezzi di torba che si infilano nelle fughe delle piastrelle e sotto la porta del balcone che, immediatamente aperta per asciugare, crea un piacevole effetto arcobaleno senape, marrone e nero. Porca troia. Vabbè. Almeno ho i capelli a posto mentre lancio l'annaffiatoio dal balcone.

Le piantine aromatiche 3x5€ hanno quasi sempre una malattia mortale e, dopo la prima sfogliatura, periscono in un giallognolo tripudio foglie secche ma allo stesso tempo marce, dalle quali però si sprigionerà un ultimo battito di vita. 
Un nugolo di moschini, che regnerà sovrano per un paio di settimane tra il cestino delle mele e la dispensa delle farine.

Quando la primavera è nel suo pieno e rigoglioso splendore, ma non prima di aver debellato quei moschini di merda, ecco arrivare la voglia di decorare la casa con un po’ di gerbere**.

Le gerbere vengono vendute in vasetti, con un cespo di foglie e 3/4 margheritoni colorati, sono bellissime e durano anche 2/3 settimane. Poi, nel giro di una notte, infiappiscono. A quel punto o si compra un altro vasetto o niente. Non c’è possibilità di sopravvivenza o seconda fioritura, almeno in questa casa. 
Le ho concimate, potate, trapiantate, innaffiate un giorno sì e uno no, uno ogni quattro, tutti i giorni, ho pulito le foglie con la buccia di banana, ho tritato gusci d’uovo e fondi di caffè, gli ho sputato, insultato la nonna e fatto ascoltare Gerbera dei Mucc. Gnente.

I cactus. I cactus rappresentano la sicurezza, la fiducia, l’impossibilità del fallimento. Di solito li prendo al mercato di corso Racconigi, 3 per 3€. Si lavano facilmente e, quando si accumula la polvere, basta passarli sotto l’acqua anziché strofinarli con puzzolenti bucce di banana. Va bene anche il Vetril, tanto sono di plastica.

Ma adesso si fa sul serio. Ho la terra, i semi e il vaso (unico sopravvissuto ad un esperimento di qualche anno fa, quando avevo piantato dei bulbi da cui dovevano spuntare dei gladioli, ma sono uscite delle foglie tipo sanseviera che hanno raggiunto il metro e mezzo di altezza e poi sono seccate).

Che fiori ho scelto? Non lo so, dopo che li ho piantati ho buttato le buste e non ricordo i nomi.

Quelli che ho piantato da un lato sono arancioni (assomigliano alle carognette ma meno screziati di nero), sull'altro lato dovrebbero essere più piccoli, azzurri. 

Tempo di appoggiare a terra il vaso e collocarlo al meglio tra la porta e il muro, lo giro due volte di troppo e adesso che stanno spuntando sti cosi (vedi foto 1) non ricordo più che lato sia, se arancioni o azzurri.

Foto 1

Grandi sorprese cromatiche in arrivo in casa Grillo! 

Non potrà comunque andare peggio di quella volta che ho mandato a scuola una bimba carina e simpatica e mi è tornata a casa bianco-nera.


* ad una più attenta analisi, l’odore di lavanda era effettivo, in quanto l’ammorbidente si era rovesciato nel carrello

** sempre meglio di quando mi viene la voglia di decorare la casa cambiando il colore delle pareti

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