lunedì 8 gennaio 2018

Quando i miei figli leggeranno questo, sarà troppo tardi.

“C’era una volta una foglia secca che si avvitava pigramente su se stessa mentre precipitava a terra. 
Il panorama cambiava in maniera lenta costante e gradevole di fronte e dietro ai suoi occhi. Non avendo una percezione del proprio corpo particolarmente estesa poteva permettersi di immaginarsi capovolta quando il cielo azzurro l’annoiava troppo. L’euforia di una rapida carezza del sole la colse e morì.”

Da una prima verifica generale, risultano chiari due aspetti, contrastanti ma inscindibili: bisogna dedicarsi a ciò che piace fare per trovare un po’ di serenità, ma bisogna anche cercarsi un lavoro per sopravvivere in quanto spesso il prodotto della serenità non è poesia, ma cacca. Oppure torte, dipende un po’ da come sono presa. (anche quelle, ahimè, spesso inconcludenti)

E se la soluzione fosse dedicarsi a qualcosa di veramente grande? Tipo ristrutturare una casa?
Scegliere una caldaia prende tempo ed energie creative, ma soprattutto distrae dai propri sogni, infranti dalla realtà… 
Sì, potrebbe fare al caso mio. 

E questa, questa sarà la prefazione di un grande romanzo di vita. Era una notte buia e tempestosa, le foglie cadevano e morivano a pacchi ai piedi delle Valli di Lanzo.

Le foglie di Balangero. Un romanzo a metà tra la grande narrativa dell’epopea famigliare americana ma ambientata in Piemonte che si mangia sicuramente meglio e capisco cosa dicono, e il copione abortito di una puntata di Paint your Life. 

Ma con una spruzzata di sano romanticismo e fatalità, considerando che i protagonisti di questo imbarazzante caso letterario si sposarono quindici anni prima, esattamente a 380 metri in linea d'aria da dove presto avrebbero abbattuto muri, divelto piastrelle, piantato cavoli carote cachi e fatto seccare mazzi e mazzi di lavanda. 

Libro primo.

Capitolo primo. 

“Una tragedia annunciata.”

“Non ho ancora fatto il compromesso ma ho già scelto le piastrelle, due anni fa. Adesso bisogna trovare la casa che si adatti alla combinazione di colori che avevo in mente. Forse è un po’ presto per pensare alle tende. Falsificare il bilancio familiare da sottoporre a mio marito per convincerlo a cambiare casa potrebbe comportare delle conseguenze impreviste.”

Così pensava forte una 35enne disperata, un paio di anni fa, mentre sfogliava le pagine dei portali immobiliari, abbassando sempre più la soglia nel filtro “prezzo non superiore a”, e venendo immancabilmente reindirizzata ad un sito bulgaro specializzato in rivendita di caravan circensi usati.

(Spesso quello che scrivo sembra non seguire un filo logico o stilistico, ma c’è un’ottima ragione, che va oltre la mia incapacità, mi interrompo spesso per guardare i nuovi personaggi funkopop in arrivo e a catalogarli in liste che non comprerò perchè ho già ordinato le tende.)


Dopo le prime coraggiose esplorazioni in quel di Lanzo, prese coraggio, falsificò il bilancio e trascinò il marito in quella che si sarebbe rivelata una spirale (ah, contrappunto) di evoluzioni acrobatiche per far quadrare il tutto, considerando sempre l'accostamento di colori scelto all'inizio. 

Fecero quindi valutare l'appartamento in cui vivevano, stretti ma sereni, “così, giusto per farci un’idea, non abbiamo fretta e vogliamo capire bene cosa fare delle nostre vite, sono decisioni che vanno ponderate, ok, venduta, compriamo quella là, sicuri? sì, sì, ci piace quella, poi vediamo come fare per i dettagli, scuole dei bambini, la macchina... possiamo dipingere di blu il garage? ottimo.”.

Coming soon: quali improbabili magioni videro i protagonisti, a cui verrà presto dato anche un nome, prima di scegliere "quella casa là, quella rosa un po' scrostata"? (ODDIO, è Gerald Durrel che rispunta nel mio subconscio, e mi guarda male, tanta nostalgia)

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