giovedì 12 maggio 2016

Una mattina al museo

3 foto x 3 momenti di riflessione al Museo Egizio di Torino

Una delle innumerevoli leggende sulla nascita di Torino ne attribuisce la fondazione al dio egizio Ra, che la consacrò al culto di Api, dio con la testa di un toro. È noto infatti che in egiziano antico Toro si pronunciasse “Toro". Questo dicono succedesse nel 1500 a.e.v.

Jean Françoise Champollion, il padre dell’egittologia, il decifratore della stele di Rosetta, il poliglotta e, non ultimo, l’inventore del panino ventresca salame sedano ed erborinato delle valli, prodotto in casa da uno zio di terzo grado, che puzzava tipo il roquefort ma peggio - e anche il formaggio non stava messo meglio, infatti la moglie spostò la produzione dalla casa al capanno per gli attrezzi in fondo al giardino, il giardino dei suoceri, ovviamente. Che stavo dicendo? Ah, sì. 
Champollion scrisse un giorno una frase sul modulo di assunzione come socio corrispondente presso l’Accademia di Torino, scambiandolo per il modulo reclami della GTT: “La strada per Menfi e Tebe passa per Torino”. Era il 1824 e.v. 
O, almeno, questa è la data di archiviazione del reclamo negli archivi GTT*.

Consapevole di queste due premesse, anche perchè ho parzialmente contribuito alla loro creazione, oggi ho trovato questo ulteriore anello di congiunzione tra l’Antico Egitto e Torino nel Papiro di Iuefankh.

1

Il papiro di Iuefankh è il più noto esemplare del "Libro dei Morti", esposto completamente srotolato per i suoi 18,45 metri, tra i 5 e i 6 piani di morbidezza. 
Il Libro dei Morti è un testo religioso molto antico (risale ai tempi del politeismo, molto prima che gli unici Dei dei vari monoteismi tuttora in auge illuminassero i popoli con la vera verità che possiedono solo loro, e questo mi lascia sempre un po' perplessa, perchè lasciare brancolare nel buio e nelle menzogne migliaia di anime in ogni continente per millenni? mah...). 
Questo testo contiene le istruzioni per i defunti per andare verso la luce e affrontare il giudizio di Osiride, in uso nell’antico Egitto già intorno al 1550 a.e.v., scomparso dalla circolazione dopo la nascita di Jennifer Love Hewitt. 

La seguente frase (vedi foto 1) è stata estrapolata e proposta al pubblico:
Gli escrementi, nessun danno potrà venire da essi. Non li toccherò con le mie mani. Non camminerò su di essi con i miei sandali."

Ora, se queste non sono chiaramente riconoscibili da chiunque come istruzioni per camminare sui marciapiedi di Torino in tutta sicurezza, allora non c’è più niente di vero, nulla in cui credere. È la morte di ogni valore. Ed è anche il 2016.

Adesso cambiamo argomento e parliamo di Arpocrate, un dio bambino, che un giorno si trovava al parco giochi della quarta circoscrizione con sua madre.

Quel giorno la sua mamma, la sig.ra Iside Pantalei, del condominio delle Violette, donna nota per l’attenzione posta nella cura delle ortensie e per la miopia, cosa che accidentalmente rendeva la potatura delle ortensie uno spettacolo per tutto il quartiere, esasperata dal costante mal portarsi del giovane figlio, ed ulteriormente irritata dal fatto di aver pestato con i sandali nuovi, di giunco essiccato 12 mesi, un escremento del dio Anubi, apostrofò il figlio con un semi-isterico “Arpocrateeeee, levati quel dito dal naso o giuro che ti ci faccio una statua da mettere sul buffet!!”.
Mai Arpocrate si era trovato di fronte ad un dilemma più spinoso... che faccio, sposto il prodotto che ho finalmente agganciato con l’indice, o corro dietro al piccione che si è posato sull’altalena di fronte a me? Prima il dito, poi salto... Ma se tirando fuori il dito spavento il piccione? E questo ronzio di sottofondo, da dove viene? Dalle cimici sotto l'ippocastano? Impossibile, le ho mangiate tutte dieci minuti fa. No, guarda un po', è la mamma che ronza dalla bocca... Possibile che si sia mangiata una cimice senza masticarla bene? 
Gli esiti di questo ragionamento sono esposti in foto 2.

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Ed ecco la terza foto:

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Ho visto sta cosa nell'ultima sala e ho provato in un attimo un forte sentimento di smarrimento e subito un repentino pentimento (riuscendo in qualcosa di impossibile, a detta di alcune boyband italiane). 
Non sono mai riuscita ad apprezzare le opere di ricamo di mia madre, ma oggi, e solo oggi, mi rendo conto di quanto in fondo esse siano delle robe splendide, aggraziate, piacevoli e tecnicamente ben fatte, se confrontate con il dono di nozze che fece questa antica mamma alla quasi-altrettanto-ma-una-ventina-di-anni-in-meno-antica figlia. 
Trattasi di un copri asse del water in stoffa, realizzato nel periodo della dominazione romana, la cui decorazione a soggetto "guerriero nudo con gli stivali che minaccia di lanciare un piatto di riso" ha purtroppo distratto l'attenzione di tutti dalla frase sotto ricamata, che non era neanche male: "Dulce et decorum sarà anche pro patria mori, ma è molto più importante abbassare la tavoletta quando hai finito.". 
Scusa mamma. Il pavone all'uncinetto e le matrioske al punto croce adesso hanno un senso.

*Breve nota curiosa sul reclamo presentato all'epoca: Il reclamo del sig. Champollion venne archiviato come non pertinente, in quanto aveva prenotato dalla pagina web selezionando Alessandria d'Egitto al posto di Alessandria in Piemonte, quindi era normale che lo avessero spedito a Menfi e a Tebe.

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