martedì 27 ottobre 2015

UansAponATaim S01 E13

Stagione 01 Episodio 13

Il titolo dell’episodio è “Cosa è successo a Frederick?”. 
...
Uhm
...
...
E mo’ chi cazzo è Frederick? 

Di sicuro non è il tizio in motocicletta, perchè quello so per certo che è (*Spoiler Alert!!!!) Pinocchio. Vabbè, adesso ci penso un attimo.


*pausa caffè & partita a pinacola*


Occhei. Frederick, dicevamo, è l'ex di Abigaja (nel BoscoInfrattato). Quando il PrincipeGnocco viene mollato da BiancaNeve (vedi E09) in teoria dovrebbe sposarsi con Abigaja, ma decide di aiutarla a riunirsi al suo vero amore, per l’appunto Frederick. Ma cosa gli è successo a sto benedetto ragazzo? 

È stato trasformato in una statua d’oro, ovviamente da un re, l’ennesimo re cattivo del regno delle fiabe (in questo caso, Mida). Principe Gnocco è lì che si scortica le meningi per trovare una soluzione, ma viene costantemente interrotto dal marito, che cerca di pianificare le attività del weekend, in particolare sabato 31, che dovrebbe comprendere le lezioni di musica per i due figli maggiori e la festa di Halloween da organizzare con la sorella, e la domenica, una giornata di circa 8/10 ore dove dovrebbero riuscire a far rientrare la visita ai nonni paterni e la fiera di Alba…. 

“Ma, scusa” esclama Gnocco “domenica non dovevamo andare alla Reggia di Venaria a vedere la mostra su Raffaello?”. 
“Eh, ma Bruno vorrebbe andare alla fiera di Alba, a me piacerebbe anche andarci, ma con te e i bambini” risponde una stranita Abigaja “ma chi cazzo li sta scrivendo questi dialoghi?”.
“Una persona disturbata” mormora pensieroso Principe Gnocco, che viene immediatamente centrato da una palla di cannone piovuta dal cielo che lo dilania in centinaia di brandelli di carne, che diventeranno in serata il pezzo forte della cena organizzata dal club delle marmotte carnivore. 
“Ok, ok” si riprende immediatamente Gnocco “l’autrice stasera è in vena di neogotico, lasciamola perdere e occupiamoci di Fredrick”.

Gnocco si reca quindi alla ricerca di un lago misterioso, dove sconfigge una sirena malvagia e ottiene così un fluido incantato che salva la vita a Frederick. Finalmente, Abigaja può coronare il suo sogno d’amore, ma lei e il suo amato dovranno allontanarsi dal regno di Mida e del padre di Gnocco e di tutti gli altri che ora non ricordo...
“Ehi, potremmo andare ad Alba!” esclama Frederick. 
“Prima di prendere decisioni affrettate, vediamo che ci dice il dentista di Sara venerdì, e non vorrei essere io a ricordarti che dal dentista ci dovresti andare pure tu” sbuffa Abigaja. 
“Eccheppalle, almeno da statua avevo tutte le protesi d’oro…”.

Gnocco saluta i due e si mette alla ricerca di BiancaNeve (che al termine dell'episodio 9 era andata a cercare una pozione per dimenticarlo).

Nel frattempo, a Storybrook, David, sentendosi sempre più innamorato di MaryMargareth, decide di lasciare la moglie per lei. Ma senza dirle il perchè. 

E questa è una mossa geniale da parte degli autori, perchè se David fosse in grado di esternare in maniera onesta i suoi sentimenti alla moglie o a MaryMargareth, metà dei problemi della serie non sussisterebbero (e io andrei a dormire). Ma gli autori non hanno ancora finito di pagare il mutuo, quindi David abbozza e combina un casino (che poi, al momento neanch'io avrei finito di pagare il mutuo, e ci sarebbe pure il dentista, ma lasciamo perdere...).

La moglie di David decide di lasciare andare il marito e dedicarsi un po’ a sé stessa. Si iscrive quindi all’università e parte per Boston, ma essendoci un sortilegio che le impedisce di abbandonare Storybrook, non riesce ad attraversare il confine e sparisce misteriosamente in seguito ad un incidente con la macchina. Che potrebbe essere un'ottima scusa da usare con il dentista.



… To Be Continued …

mercoledì 21 ottobre 2015

Accadde Oggi di Domani - 22 Ottobre

Oggi si verificò, nell'anno 451, il paradosso di Calcedonia. 

Gli organizzatori dell'evento, che si tenne sul lungomare davanti al Bagno 26 di Calcedonia Marittima, volevano risolvere una disputa che infiammava gli animi delle popolazioni locali dagli inizi degli anni '40, riguardante la vera natura di Gesù.

Gesù venne chiuso in una scatola, chiamata all'epoca "concilio", insieme ad un contatore geiger contenente una sostanza radioattiva che avrebbe o non avrebbe potuto avviare (grazie al decadimento di un atomo) una catena di eventi che avrebbero portato alla rottura di una fiala di cianuro.

Fintanto che non si fossero riaperte le porte del concilio, nessuno poteva sapere se la fiala si sarebbe rotta o meno, quindi lo stato di Gesù poteva essere definito come:

| atomo decaduto, Gesù ipostatico> + | atomo non decaduto, Gesù divino>

Il paradosso di Calcedonia si risolse, a differenza di altri più noti paradossi, una volta riaperta la scatola, dalla quale saltarono fuori ben due Gesù, uno “divino" per i monofisiti e un altro “ipostatico” per i cattolici, mandando in visibilio i presenti, che si scatenarono in un irrefrenabile applauso. 

Per la rappresentazione del paradosso, gli organizzatori tentarono di convincere il vero Gesù a interpretare almeno uno dei due ruoli, ma egli, ancora molto scosso per gli eventi avvenuti in Palestina 418 anni prima, li mandò serenamente a quel paese e partì per le Hawaii con la tipa. 

Venne interpretato, in entrambi i ruoli, da suo cugino PierGiorgio.
________________________________________________________________

Curiosità:

Il 22 ottobre è la giornata nazionale dei vombati, marsupiali australiani, molto carini e coccoloni. 

Domani, se vi capita, abbracciate un vombato!!



domenica 18 ottobre 2015

The Daffodil Lament (Adolescenza di Dio)

Sera. Una cucina (abitabile). La mamma, il papà, Dio, il nonno, seduti al tavolo. La televisione trasmette il telegiornale.

Un uomo è stato fermato sulla cima di una collina, questa mattina all’alba, mentre tentava di sgozzare il suo stesso figlio. Portato via dalle Forze dell’Ordine, l’uomo è apparso in evidente stato confusionale, probabilmente alterato da alcol e droghe. “Sono state le voci nella mia testa a dirmi di farlo” le prime parole dette agli agenti che lo portavano via “ma non volevo più sgozzarlo, alla fine le voci mi hanno detto che sarebbe bastato un piccolo lembo di pelle”. 
Non è questa la prima volta che la famiglia del sig. Abramo balza agli onori della cronaca per episodi di violenza. La moglie, Sara, era stata accusata anni prima di aggressione da parte del personale domestico...

"Ma cose dell’altro mondo!" esclamò il padre di Dio, mentre ascoltava il telegiornale “non c’è più re… regi… oddio, mi sfugge la parola, com’è che si dice quando…”

“Quando tuo marito passa la serata a sproloquiare davanti al telegiornale?” intervenne la mamma “si dice che sembri una pentola di fagioli, ecco come si dice, adesso tutti zitti e mangiate.”

E con ciò, la cena venne servita. 

Smazzata in due minuti netti la porzione da 450 gr di lasagna, Dio prese il pane e lo spezzò per fare la scarpetta e come al solito suo padre si incazzò come una iena “ma non puoi tagliarne una fetta con il coltello come fanno tutti?”. 

"E lasciami un po' di mollica, che ho i denti dal meccanico" disse il nonno.

Allora Dio prese il vino e “cosa fai?" chiese la mamma "metti giù il vino del nonno, TU bevi l’acqua, signorino-ho-preso-4-in-geografia-perchè-non-ricordo-mai-dove-si-trova-l’Australia!”. 
“A maaaa! Ancora! T’ho detto che rimedio con lo scritto della prossima settimana! Cheppalle oh…” sbottò Dio e si alzò, andando a chiudersi in camera sua.

“Tuo figlio diventa ogni giorno più indisponente” commentò la mamma.

“Mio figlio, mio figlio, è sempre mio figlio quando c’è qualcosa che non va, ma a guardarlo bene, mi ricorda tanto ma tanto tuo padre!” borbottò il papà, tornando a guardare la televisione.

La mamma, il papà e il nonno finirono di cenare, in silenzio, guardando le previsioni del tempo. 

Una volta finito di sparecchiare, mentre il marito caricava la lavastoviglie, la mamma si piazzò sul divano, in attesa della puntata speciale di un'ora del giovedì di Paint Your Life.
Mentre scorrevano le immagini di Noemi, l'artista del recupero pallet, intenta a spiegare come rendere idrorepellente il tetto di una mega-cuccia per cani, con uno strato di catrame, la mamma pensava al suo piccolo Dio. Perché Dio sarebbe stato sempre un bambino, ai suoi occhi di mamma “a proposito, mi sembra che la congiuntivite di Dio stia peggiorando, non trovi, caro?”.

Ma il “caro" stava già russando abbondantemente sprofondato nel suo lato del divano, la pastiglia della lavastoviglie ancora stretta nel pugno serrato.

“Ma che cazz...” sospirò la donna.

Il nonno intanto era andato a sedersi in balcone. 

A volte Dio lo raggiungeva, soprattutto se "quegli altri due", come li chiamavano sempre nonno e nipote, lasciavano la casa libera per una sera, per uscire da soli e "ricostruire il loro rapporto di coppia". Dio lasciava al nonno gli ultimi tiri di canna (una volta la dividevano tutta, ma da quando il nonno aveva vomitato sul gatto dei vicini, Dio aveva insistito per un po' di moderazione da parte sua) e i due si facevano una partitina a scopa o a tre sette.

Ma quella sera "quegli altri due" non erano usciti (e infatti il loro "rapporto di coppia" si stava squagliando più intensamente della pastiglia della lavastoviglie ancora stretta nel pugno del genero), inoltre le prime intenzioni di Dio erano buone, stava cercando di ripassare un po’ di geografia. 

Dopo aver riletto gli appunti e averli messi da parte in quanto aveva una calligrafia pessima e spesso non era in grado di reinterpretare le proprie affermazioni, se rilette a distanza di pochi giorni, lesse qualche pagina del libro e quindi aprì Google Maps, per piazzarsi bene in mente la posizione delle principali città australiane. 

Peccato che, in meno di 45 secondi, la ricerca si spostò da “Canberra” su Maps a “Cranberries" su YouTube e Dio si perse in Daffodil Lament, una delle sue preferite.

Ooh, in your eyes I can see the disguise.
Ooh, in your eyes I can see the dismay.
Has anyone seen lightning?
Has anyone looked lovely?
And the daffodils look lovely today,
And the daffodils look lovely today,
Look lovely today…

E questo, probabilmente, è il motivo per cui Dio si dimenticò, per secoli, di apparire in Australia. Non se la ricordava proprio. 



(N.d.A.: Per non parlare dell'Alaska, ma quella va fatta risalire ad un trauma infantile legato ad una mamma iperprotettiva e freddolosa.)


giovedì 15 ottobre 2015

*Trovare un titolo accattivante (nota da cancellare una volta pubblicato il post)

Finisco di stirare e mi siedo alla mia scrivania, un occhio buttato alla tv, che trasmette un’imperdibile quindicesima replica di Law&Order, e un’occhio al pc (al pc di mia sorella, per la precisione) per liberarmi dallo stress giornaliero attraverso la scrittura.

In attesa che le idee che mi ronzano in testa si agglomerino in una forma decente per poter essere esposte, mi distraggo un attimo sui social network e…

*effetto sfocato

...mi risveglio dopo venti minuti di trance ipnotica, passati a leggere i commenti e le risposte che utenti sconosciuti avevano lasciato sotto i post della pagina ufficiale del Carrefür. 

I problemi causati a Maristella Frappini dal difficile reperimento di noci sgusciate sono esposti in maniera molto efficace, e la scarsa qualità dello stracchino acquistato mercoledì da Prudenzio Laforgia mi ha portato a delle riflessioni profonde sulla natura umana. 
Le tristi vicende di Magnolia Badile mi hanno commosso fino alle lacrime e quando, nel post successivo, ho letto che si era riappacificata con il marito, che le aveva perdonato il suo impulsivo acquisto di un fornitura annuale di dentifricio gusto cocacola, il mio cuore ha esultato di gioia. 
Ma poi mi sono sentita un po' in colpa. Non per aver sostenuto Magnolia, mettendo un doveroso "like" alle sue obiezioni al consorte, ma per non essermi dedicata con la dovuta attenzione all'agglomeramento delle mie idee. 

Vorrei specificare che ci tengo ad agglomerarle, queste idee, per poi espellerle sotto forma di post deliranti, perchè se no vado a dormire nervosa.

Quindi, basta perdersi in cincillacchere! Se Adalgisa Sappognoni ha trovato il tempo per sconsigliare a tutti le pinze da bucato di legno in offerta nella confezione da 24, che se lasciate alla pioggia rovinano il bucato, quindi fottesega dell'offerta da 24, meglio prendere le 12 che costano di più ma non hanno la molla che si arrugginisce e rovina le lenzuola belle del corredo regalate dalla zia Catena, anche io posso trovare, anzi devo trovare il tempo per archiviare qui le mie idiozie. Seguirò il tuo esempio, Adalgisa! Fornirò anch'io un piccolo ma prezioso consiglio gratuito ai fruitori della rete.

Ed ecco un piccolo ma prezioso consiglio gratuito per racimolare un po’ di monetina per la macchinetta del caffè.

Una situazione molto comune di vita vissuta pericolosamente: è mattina, state uscendo di corsa, dovete fare ancora molte cose (alcune di queste vi eravate ripromessi di farle la sera prima... ERRATO! altre avevate giurato di farle come prima cosa appena svegli... DOPPIAMENTE ERRATO!! altre ancora eravate ormai convinti che i bambini riuscissero a farle in totale autonomia... AHAHAHA RISIBILE!!!) e quindi vi trovate di fronte ad alcune scelte ad esclusione, per ottimizzare i tempi, tipo “mi allaccio le scarpe o mi lavo l’arcata dentale inferiore?”, “firmo i diari di entrambi i figli scolarizzati o mi soffio il naso?” (Davide: “Sì, maestra, la mia mamma firma così, in rilievo, nooooo, non è una caccola, è un pezzo di pongo verde”.), “mi pettino o pettino mia figliAHGIà, non so pettinare né lei né me stessa, vabbè"...

...quando all’improvviso vi folgora (“il campanello artigianale” intuirà chi frequenta fisicamente la mia abitazione) no, vi folgora un’idea, l'idea del caffè che prenderete poco prima di iniziare a lavorare, cinque minuti di pace e sguardo perso nel vuoto mescolando lo zucchero e domandandosi ma 'sti benedetti turni... MA?!? Ma non avete monetine per prendere il caffè. 

Ohmmerda, che fare? Dove procurarsele alla svelta, mentre cercate di infilare la canottiera alla quattrenne che nel frattempo cerca di informarvi che la canottiera ce l'ha già e quello che avete in mano è un rotolo di scottex? State uscendo di casa e dovete accompagnare i bambini a scuola, possibilmente facendo combaciare grado ed età di ogni minore al plesso scolastico corretto! Il caffè sembra ormai un lontano miraggio...

In questi casi, la salvezza è nella lavatrice. Controllate sempre dentro la cosa gommosa che circonda l’oblò (mi dicono si chiami “guarnizione"), nascosti fra la pappetta nerastra di residui di tessuto e polvere umidiccia di non chiara provenienza, troverete almeno una quarantina di centesimi (almeno, io li trovo  spesso) che vi permetteranno di ottenere, dall'apposita macchinetta, un caffè squallidamente imbevibile. 

Chissà se i produttori della macchinetta hanno una pagina Facebook dove si possa andare a postare pubblicamente il proprio disappunto...




domenica 11 ottobre 2015

UansAponATaim S01 E12

Stagione 01 Episodio 12

Rinfrescata, rinvigorita e riappacificata con il mondo, rientro dalle ferie e sono subito pronta a riprendere da dove eravamo rimasti. E dove eravamo rimasti? Allo sconosciuto in motocicletta!!! Proprio lui…

Ma prima parliamo un attimo di Belle. 
Ne avevo già parlato nelle puntate precedenti? Boh. 
Potrei andare a ricontrollare prima di scrivere questo post? Non c’ho voglia. 

Quindi, ecco la storia di Belle.

Nel BoscoInfrattato, Tremotino propone a un re (N.d.A.: E con questo, nel corso della narrazione, siamo arrivati già al quarto o quinto “Re” di un qualche regno del BoscoInfrattato, quasi tutti regnanti su una popolazione di circa 55 villici,13 maiali e 4 galline, perennemente in guerra con il malvagio re vicino di casa.) di fargli vincere la guerra, in cambio della figlia. 
Il re padre e il suo (di lei) promesso sposo rifiutano, di conseguenza la figlia accetta e si sacrifica per il reame, la famiglia e la salvezza dei villici, e segue Tremotino al suo castello, per diventare la sua governante. 

Arrivati al castello, Belle si rende conto che Tremotino in realtà è l’ex-disoccupato/ padre divorziato/ stripper autodidatta di Full Monty, quindi casca tra le sue braccia come una pera cotta. Pera cotta il cui aroma e consistenza possono essere salvaguardati e conservati in uno dei fantastici contenitori Tupperware, multi-uso e con un ottimo rapporto qualità prezzo (ssshhh, sto trattando per una sponsorizzazione occulta).

Tremotino inizia a parlarle del suo passato e del suo figlio perduto, dei suoi sogni, delle sue speranze e delle sue mille sfaccettature (N.d.A.: "Mille, oddio, cinque in totale... di cui una l'ho rubata a mio cugino..." cit. a memoria uno dei miei testi sacri adolescenziali preferiti, Bisio&Tanica.), ma arriva l’ex di Belle a rovinare l'atmosfera. Tremotino lo trasforma in una rosa, poi manda Belle al mercato.

- Hai detto che devo comprare le paglie? Ma che c'è l'automatico? 
- La paglia, ho detto LA pagliA!
- Ohhhoooo, calma eh!
- Se tornerai da me, finirò di raccontarti la storia del mio figliol perduto.
- È quella di lui che si trasforma in mucca? No, aspe'.. com'era già... Boh. Ma se mi limitassi ad attendere la stesura dei prossimi 11 episodi su questo fantastico blog?
- NO! Se non torni al castello, la storia non potrà continuare e resteremo per sempre intrappolati in questo loop!
- Vabbè, magari l’autrice ci lascia perdere e ricomincia a dedicarsi alla serie “I pinguini nell’arte”, che era molto valida e interessante…
- Affammmocc!

Al mercato, Belle incontra Reggina che le spiega che con un bacio del vero amore, Tremotino smetterà di essere il Signore Oscuro. Belle, che tende sempre a dare retta agli sconosciuti che incontra al mercato e che le consigliano di baciare appassionatamente il Signore del male che l’ha sottratta  alla sua famiglia, torna al castello e lo bacia. Tremotino capisce il trucco e s’incazza, ma poi la lascia scappare.

Nel frattempo (non temporale, ma riferito alla puntata, ovviamente) a Storybrook, il signor Gold scoperchia di mazzate la calotta cranica di un fioraio che non aveva pagato una rata del suo prestito personale. Il fioraio era in realtà il padre di Belle. 
Ritornando un attimo ancora nel BoscoInfrattato, capiamo il motivo di tanto astio, ancorché espresso con una verbalizzazione scarsa. 

Dopo l’allontanamento di Belle, Reggina aveva parlato con Tremotino al suo (di lui) castello e lo aveva informato del fatto che il re (padre di Belle), l’aveva (Belle) rinchiusa in una torre e lei (Belle, non Reggina) per la disperazione si era buttata dalla finestra (della torre) (del castello) (del re padre di Belle, non di Tremotino) (non ricordo se anche Reggina avesse un castello e non vorrei confondere troppo i lettori).

A Storybrook, il sig.Gold viene arrestato. Durante un colloquio informale con Reggina, ammette di ricordare il suo nome vero e il BoscoInfrattato, rivelando così di essere entrato nel sortilegio ma di non farne davvero parte.
Reggina se ne va, regalandogli la tazza sbrecciata simbolo dell’amore scoccato nel castello tra Tremotino e Belle. Per chi se lo ricorda, la tazzina nel cartone era il figlio di Mrs.Brick, quindi la tazza è in realtà posseduta da un piccolo zombie, e se gli autori se ne fossero ricordati, avrebbero potuto rendere la serie molto più macabra, ma pazienza.

Lasciata la prigione, Reggina si reca in visita al manicomio (certo che per avere una popolazione di residenti inferiore alle cento unità, la comunità di Storybrook ha un sacco di servizi) e qui scopriamo che tiene prigioniera Belle. (Uoooo, ma dai?).

E l’uomo in motocicletta? Eh? Chi, cosa? Basta, ho sonno.

… To Be Continued …

mercoledì 7 ottobre 2015

Francia 2015 - Giorno XIII e XIV

Giorno XIII

Boh? È passato un po’ di tempo, la memoria è uno strumento imperfetto, meno male che sto ricopiando, con pochissimi discostamenti, il cartaceo delle ferie. L’unico piccolissimo problema è la mia calligrafia, non particolarmente classica, forse un po’ dottoresca nello stile. Ma mi sembra di leggere, e ricordo anche, che il penultimo giorno di ferie lo abbiamo passato a Disneyland. 
Ilaria comincia a reclamare nonno Claudio.

Giorno XIV

C’è qualcosa di più mesto di fare la valigie per ritornare a casa, ammonticchiando la roba nella piena consapevolezza che, una volta arrivati, dovremo spacchettare, lavare, asciugare, piegare, in parte stirare e riporre il tutto negli armadi, per poi rientrare al lavoro? Sì, certo che c’è, si può fare quanto detto ascoltando i Counting Crows

L’ultima mezza giornata la passiamo al castello di Fontainbleau, le reggia imperiale di Napoleone. 
Dopo la visita delle sale e degli appartamenti, usciamo nel cortile, da cui si accede al parterre e al parco retrostante, "caracollando" al ritmo della famosa marcetta “allora ragazzi chi deve fare pipì la faccia adesso che poi andiamo a fare il picnic”. 
Qualcuno doveva fare la pipì? Ovviamente no. Quindi ci siamo addentrati nel parco. Giunti alla distanza regolamentare di 1 km dal primo cesso disponibile, Ilaria ha specificato che la pipì NON le scappava, ma la cacca sì. 

Mentre mio marito si invola in una corsa contro il tempo, noi occupiamo una panchina vista fontana. Sfortunatamente, mentre addento una gustosa baguette arrosto di tacchino e insalata, un po’ di maionese scivola dal fondo e casca sulla felpa di Fra arrotolata nello zaino. 
Questo potrebbe essere il momento giusto, per un narratore che sa il fatto suo, per introdurre un bel flash back, tipo “io che acquisto un cannolo alla nutella e mentre lo mangio mi domando ma quando  inizia la nutella... ma la nutella non inizierà mai perchè come metafora del mondo è scivolata via, lasciandomi sola, su questa roccia orbitante nel vasto e vuoto universo”. Ma non vorrei perdere la concentrazione...

Comunque, tornano dal cesso, finiamo di mangiare e facciamo una bella passeggiata nel parco, che si conclude davanti allo stagno delle carpe, dove passiamo una simpatica mezz’ora a dare da mangiare ad alcuni cigni e papere. 
Qui potrei fare cenno al simpatico aneddoto “Fra ed io fidanzati passeggiamo al Valentino e ad un certo punto Fra viene assalito da un germano reale che aveva precedentemente cercato di addomesticare”(che sarebbe un ottimo aneddoto da ricollegare alla questione corvo) oppure a quell’altro simpatico momento “Fra ed io passeggiamo al Bois de Boulogne durante la luna di miele e un cigno con difficoltà di decollo CADE IN TESTA a mio marito” (questo è divertentissimo). Magari la prossima volta.

Concludiamo dopo cena il nostro annuale Torneo di Pinnacola, con mio marito che vince l’ultima partita (su 41, di cui in totale ne ha vinte 15) ma si lagna pretendendo la certificazione della vittoria almeno sul piano morale, mettiamo a dormire i bambini e andiamo a riposarci anche noi, visto che domani si torna a casa. 

Nota post vacanza: il rientro è stato tranquillo, peccato per l’ultimo incidente che testimonia la mia totale incompatibilità con le macchinette atte al pagamento di pedaggio o parcheggio in territorio francese. Al casello automatico mi sono trovata di fronte una macchinetta che sosteneva di non accettare le banconote da 50, che io ho comunque cercato di infilarle dentro. Avvertendo una certa resistenza ho desistito e abbiamo chiamato l’assistenza, che si è materializzata dopo una decina di minuti nelle vesti di una signora che mi ha guardato con lo sguardo che io di solito riservo al monitor del pc, e scuotendo la testa sconsolata ha infilato la mia banconota nella fessura. Vabbè. 

Alcune, randomiche, immagini simpatiche del rientro:

"Fra che si domanda come mai sia stato possibile macchiarsi con la maionese dentro la felpa, io che gli rispondo vedi che ti muovi sempre male..."

"Fra che aspetta in veranda che il corvo lo venga a salutare prima di partire (in effetti è venuto, ha salutato, ha mangiato dalle mani e ha nuovamente cagato in veranda...)"

"Io che disfo le valigie e ripongo con cura il pacchetto intonso di fette biscottate nell'esatto punto della credenza da cui le avevo prelevate prima di partire..."

Se mi viene in mente qualcos'altro, aggiorno.

FINE

martedì 6 ottobre 2015

Francia 2015 - Giorni XI e XII

Giorno XI

Ilaria, h 7:14 … zzz … zzz … zzz ...

Ilaria h 7:15 LO SAI CHE I CONIGLIETTI SONO MOLTO BELLI?? IO STANOTTE HO SOGNATO I CONIGLIETTI!!! OOOOHHHOOOO SONO BELLISSIMI A ME PIACCIONO TANTISSIMO I CONIGLIETTI PERCHÈ SONO ADORABILI!!! TE LI RICORDI I CONIGLIETTI CHE AVEVAMO VISTO ALLA FATTORIA DEL GELATO? EH? EH? TE LI RICORDI MAMMA??

Ilaria h 7:16 … zzz … zzz … zzz ...

Poi dice l’angina pectoris a 35 anni è prematura. 

...

Neanche il tempo di fare colazione e Davide inizia a manifestare i primi segni di stanchezza e una leggera febriciattola a 37. Andiamo comunque a Eurodisney, con più calma del solito e con un po’ di nurofen. Appena entrati mi precipito a prenotare i nostri posti all’Accademia Jedi.

- Bonjur.
- Bonjur.
- Chell’aj sont l’anfant?
- Set, dis et trant-sanq.

Niente, pare che i trentacinquenni non possano essere accettati come allievi padawan all’Accademia Jedi. Scusa Eurodisney, evidentemente i miei 108 euro annuali sono troppo pochi per prestarmi una divisa e una spada laser per 30 minuti, scusami tanto. 

Indignata, mi allontano dal banco prenotazioni, con i biglietti per Sara e Davide, prenotati alle 14:15.

Per sbollire la tremenda delusione, andiamo a riposarci un po’ nel teatro di Topolino dove, dopo solo un’ora di coda, passata nel teatro dove proiettavano i classici Disney, possiamo incontrare, per l'appunto, Topolino. Ilaria gli salta addosso e si attacca a mo’ di cozza. Fatta la foto di rito, raschiamo via Ilaria dalla giacca del topo e andiamo a fare pranzo.

Alle due e un quarto portiamo i giovani padawan all’Accademia. “Allora siete contenti? Fra un po’ fate la lezione con il maestro jedi e poi lo spettacolo” “E lo spettacolo chi lo fa?” “Tu, Davide” “Io?????”.

In realtà lo “spettacolo”, successivo alla lezione, non era altro che la mossa appresa durante la lezione stessa, ripetuta tutti insieme e poi uno per volta (colpo a sinistra - a destra- in basso e in alto)(io lo facevo benissimo! non sanno cosa si sono persi)… 
Peccato che durante l’esibizione un piccolo gruppo di truppe imperiali e Lord Vader in persona abbiano fatto irruzione sul palco, combattendo con tutti i padawan (uno per volta). Quello credo sia stato l’esatto istante in cui il sistema immunitario di Davide ha ceduto alla pressione. Sara era invece entusiasta all’idea di incontrare Darth Vader, aveva anche la sua maglietta, da fan sfegatata. Per un attimo ho temuto che alla domanda “Join me!”, Sara si sarebbe allegramente offerta come apprendista Sith. Per fortuna ha diligentemente eseguito il suo piccolo combattimento. Anche Ilaria, che si trovava seduta in braccio a me, ha apprezzato molto l’entrata in scena ad effetto di Darth Vader, accogliendolo con saluti festosi e un sorrisone. (N.d.A.: La sentivo bisbigliare “uuuh, ma ciao, ma che carino che è…”, carino? E durante i combattimenti, “bravo!!!”, vabbè.)

Fatto ciò, ci attende l’ultimo spettacolo di Elsa, questa volta in Inglese, anzi in Dinglese, come dice Ilaria.

Tornati a casa, Davide sviluppa un potente febbrone da stanchezza che abbattiamo a colpi di chimica moderna. Ed è proprio questa la sera in cui Francesco si fa un nuovo amico nel campeggio, un corvo nero, grosso come una gallina, che diventa da quel momento la principale attrazione per 4/5 della famiglia.

Le ipotesi di stampo animista vengono razionalmente scartate a priori, e lasciano spazio alle teorie di evoluzione comportamentale dell’uccello in relazione ai precedenti ospiti del campeggio. Ipotesi di grandi doti di comunicatività da parte del corvo vengono sostenute con enfasi da mio marito.

Dopo un paio di rimostranze da parte mia, Francesco sembra assolutamente concorde nel ritenere il corvo un animale non “addomesticabile”. 
E andiamo a dormire.

Giorno XII

Certo, tutta questa premura nel concordare con me avrebbe dovuto mettermi in guardia, ma avevo sonno. 

Infatti, dalla mattina dopo, butto l’occhio fuori dalla finestra e vedo alcune “piste” di briciole di pane, dall’aspetto troppo costruito per essere frutto di uno "scotolamento casuale di tovaglia", come si affretta a sostenere il principale indiziato. (N.d.A.: "Tan Tan!", Law&Order style.)

Alle piste fanno immediatamente seguito una sequela di cacate di passero. Per fortuna la questione passeri viene presto rivolta dai gatti del campeggio, che nella tarda mattinata passano a farsi una bella scorpacciata. 

Nel frattempo, causa inibizione degli abbonati da Eurodisney, musei chiusi del martedì e necessità di riposo per Davide, dedichiamo il dodicesimo giorno di vacanza alle incombenze domestiche. Io vado a fare la spesa e Francesco fa il bucato. 

Dopo pranzo, il cazzeggio totale prende il sopravvento, e passiamo il pomeriggio a leggere, giocare a carte e scopare via dalla veranda i resti di cibo che qualcuno continua a far cadere, inavvertitamente. 


… To Be Continued ...

domenica 4 ottobre 2015

Francia 2015 - Giorno VIII - IX -X

Giorno VIII

Mattina. Dischiudo gli occhi osservando un raggio di sole che illumina il cuscino, i passerotti cinguettano di fronte alla mia finestra e un profumo di tè caldo pervade la camera da letto…

- Mfmfmnoncibeviamoummcappuscino?
- Eh?
- Cappuscino,sì?
- Non vuoi il tè?
- SGRUNT!!
- Ok, scaldo il latte, vuoi le fette biscottate?
- MMWUAGGRAAHH!!!!mmcruassaaaant!!eccheccavolo...

Da 12 anni, mio marito ha due opzioni per la colazione (escludendo il bar, quando è in ritardo), da solo o con un troll di montagna (una roba che i miei figli, che a volte nel weekend si svegliano prima di noi, quando mi vedono entrare in cucina scappano come la compagnia dell’anello a Moria). 
Questo potrebbe agevolmente introdurre l’argomento "le imitazioni di Gandalf", ma cerchiamo di restare focalizzati sulle ferie.

Oggi andiamo di nuovo negli Studios, dove si trova anche la PlayHouseDisney. 
Qui ci aspetta una Principessa Sophia alta 170 cm, con un’inquietante testona che ondeggia di qua e di là, che invita sorridendo e salutando i bambini ad unirsi a lei nelle danze festose. A Sophia si unisce Jack dell’isola dei pirati, anche lui altissimo e con un testone enorme. Dopo le danze festose, con metà dei bambini saldamente attaccati ai pantaloni dei genitori, si aprono le porte di un teatro senza sedie. 

Lo spettacolo dal vivo della Casa di Topolino bisogna sciropparselo seduti per terra, mentre dal cielo piovono bolle di sapone, nastri e foglie d'argento, che si agglomerano sulle teste degli spettatori in una  iridescente pappetta schiumosa.

All'uscita pioviggina e decidiamo di tornare a casa un po’ più presto del solito (ma facciamo ancora 4 o 5 giri su giostre sparse per tutto il parco, ammazzando quei due anticorpi che erano sopravvissuti alla moquette color stafilococco della Casa di Topoino). 

Stranamente Ilaria protesta, ma non più di tanto, forse l’idea di allontanarsi da Sophia e Jack prima che faccia buio non le sembra così malvagia.

Giorno IX

Ah! Non mi sono fatta fregare dalla X. 
Quarto giorno di visita a Eurodisney. Un po’ stufi di mangiare seduti su una panchina, ci imbuchiamo al RodeoRanch per un picnic illegale. Apparecchio con ostentata indifferenza la tavola, normalmente destinata ai consumatori paganti, e ci sediamo tutti e cinque, scartando furtivamente i nostri panini casalinghi e appoggiandoli sui tovaglioli per far finta di averli appena acquistati al banco. Il tubo di patatine è un po' più difficile da dissimulare, quindi ce lo passiamo sotto il tavolo. 
Ma qualcosa non va. 
Un brivido corre lungo la schiena, come se gli occhi di qualcuno puntassero nella nostra direzione. Mi giro, ed eccolo lì. Pippo. Alto e incombente, fortunatamente circondato da bambini esultanti, in coda per foto e autografo, che gli impediscono di scagliarsi con violenza su di noi. Ma si vede dall’espressione famelica che vorrebbe tanto trascinarci al banco e costringerci ad acquistare un menù del cow-boy, panino patate e bevanda 19 euro. 

Sooca Pippo!!!

(N.d.A.: Oltretutto, finito di mangiare, ci accodiamo per fare una foto con Pippo. Ilaria lo abbraccia e lo saluta con un entusiasmo imbarazzante.)

Nel pomeriggio i bambini hanno fatto una ricerca di marketing sul campo, confrontando i diversi preventivi che si erano fatti inviare, per decidere come investire i 20 euro a testa che avevano come budget, messo loro a disposizione da un’opera di crowdfunding ristretta (i nonni). 
Sara si è presa una tazza a forma di testa di Yoda (“Ma così sembra che bevi dal suo cervello” cit. Davide), Davide si è appropriato di un blaster delle Truppe Imperiali (“Non puoi portarlo a scuola, è troppo rumoroso, ma non preoccuparti, ci gioco io… ehm… te lo tengo in custodia io mentre sei a scuola” cit. Mamma) e Ilaria ha preso una Aurora di peluche.

Non appena Ilaria ha capito che la bambola, ammirata per giorni nelle centinaia di DisneyStore che costellano Eurodisney, era finalmente di sua proprietà, tanta era la voglia di sedersi con calma e giocarci che ha iniziato a chiedere, anzi ad affermare, che era il momento di tornare a casa. 
Ah sì, certo. 
Dopo 3 giorni di spettacolari evoluzioni acrobatiche per trascinarla alla macchina, con sprizzi di lacrime bava e muco che investivano noi e i passanti riducendoci peggio di Will Smith nel finale di Man in Black, io ti riporto a casa così, come se niente fosse. Bastava dirlo, no? Compratemi una bambola al giorno e tornerò a casa felice e sorridente, camminando anzi saltellando gioiosamente dall’uscita fino al parcheggio (svolazzando a volte, sospinta dalle nostre allegre pedate). 


Giorno X

Domenica, e noi ce ne andiamo a Parigi. 
Ormai spavaldi, navigati ed esperti di uscite autostradali, ponti, parcheggi e lo stadio di Bercy come punto di riferimento… 

- Quale stadio?
- Quello grosso, ci passiamo davanti tutte le volte che veniamo a Parigi. (N.d.A.: Questa è il secondo giorno, in auto. La luna di miele l'abbiamo fatta in treno e non conta.
- Ah, boh, non l’ho mai visto.
- Mah! Andiamo a parcheggiare dall'altra parte del fiume
- Ma abbiamo già passato il ponte.
- Sì, ma c'è l'ile de la cité, il fiume si sdoppia...
- Ah sì? 
- Ussignur.

Prima tappa Pantheon, poi Orsay. Usciamo dalla metro e notiamo una piccola, quasi invisibile coda. 
Era la domenica dei musei gratis (questa frase andrebbe letta in tono fantozziano).

Vabbè, scartiamo i panini e ottimizziamo i tempi morti con un bel picnic in verticale. Una volta entrati nel museo, esploriamo con calma tutto il primo piano, cosa che ci ha preso all’incirca un’ora. 
Indescrivibile la faccia di Davide quando gli ho detto che quello era il primo di cinque piani… Essendo l’Orsay una stazione ferroviaria dismessa, i piani superiori non hanno l’estensione del primo, inoltre i piani 3 e 4 li abbiamo praticamente saltati visto che non è questa l’età per approfondire tutte le differenze tra l'Art Nouveau svedese e quella danese. 
Il quinto piano però, dedicato agli impressionisti, era irrinunciabile, come il primo. Quando mai avremo di nuovo l'occasione di vedere i capolavori di Monet della collezione dell'Orsay? 
A Torino, dal 3 ottobre alla Gam. Ops.

Ovviamente, anziché approfittare dei cessi del museo, nonostante glielo avessimo “incessantemente” (ehehe) chiesto quando eravamo dentro, appena usciti dall’Orsay Ilaria reclama a gran voce un bagno. 
Ci dirigiamo verso la metro, sperando di adocchiarne uno per strada, o magari un McDonald, ma niente. 

Ilaria incredibilmente resiste, tiene duro anche durante lo scambio per la linea del metrò che nel frattempo ci stava portando alla meta pomeridiana, Montmartre (sempre per la questione ottimizzazione del tempo).
Ai piedi della basilica troviamo finalmente un cesso pubblico, di quelli che si auto-lavano-e-disinfettano da soli dopo ogni cliente. Questo procedimento fa sì che l'attesa possa durare anche 40 minuti, con dieci persone davanti. Dopo tanto correre, un po' di saltelli sul posto fanno bene a tutta la famiglia.

Liberati dal peso del materialismo moderno, siamo pronti ad affrontare l'ascesa spirituale verso il Sacré-Coeur. 
"Prendiamo la funicolare?" "Un euro e ottanta, a testa, per 300 gradini? Camminare!" (N.d.A.: Forse non ci siamo liberati proprio di tutto tutto il materialismo moderno.)
Ci arrampichiamo quindi lungo la scalinata impervia, osservando un artista di strada che palleggia in bilico su una colonna, mentre un paio di artisti della prestidigitazione borseggiano i turisti. 
Visitiamo rapidamente la basilica, messa in corso, si prega di non disturbare, mentre un paio di devoti locali borseggiano i turisti.
Ridiscendiamo la scalinata e ci fermiamo per rilassarci un po’ sulle panchine, mentre un venditore di crepes alla nutella alleggerisce i turisti (in questo caso, noi) di 10,5 € per 3 crepes. 
Un paio di clochard, di cui uno italiano, chiacchierano fra di loro in un mix italo-francese, argomento principale "non si borseggia più come una volta".

Chiudiamo la nostra ultima visita a Parigi con una passeggiata per le stradine pittoresche di Belleville, dove riesco a farmi fregare gli ultimi euri dalla perfida commessa di un negozio di creazioni artistiche di cioccolato, caramelle e biscotti, che mi sbatte sotto il naso i suoi irrinunciabili macarones cioccolato, pistacchio e mandorla. 

... To Be Continued ...