martedì 31 marzo 2015

Breve storia riguardante l'economia del Reame di Castelpollini

Il Preambolo (necessario)

Torno da una corsetta al Ruffini, scattante e fresca come solo un multi-infartuato può essere, mi infilo sotto la doccia e ne riemergo rinfrancata e pronta a scofanarmi due chili di pasta al pesto. 
Con i miei noti affabili modi, nella mia vocina più miele-melodiosa, grugnisco allo sventurato consorte:
“Mi passi la schuko?”.
“Sì… dov’è?”.
“Eh… guarda nella bacinella verde, in mezzo alle calze da piegare.”.
“Ma come ci è finita lì?”.
“Storia lunga, stavo mettendo a posto... metti su l'acqua?”.

Adesso che mi avanzano trenta minuti, ecco la storia, lunga ma non troppo.

La Narrazione (vera&propria)

Questa mattina, verso le dieci, ero appena tornata da fare la spesa al Carrfür, approfittando del buono speciale sconto spesa guadagnato con l’acquisto di un treno merci di uova di Pasqua. 
Stavo riponendo, con garbo, i vari prodotti nei rispettivi e specifici armadi, ante e mensole, quando sentii suonare il campanello. Lasciai perdere il tubetto di dentifricio che stavo scaraventando sotto il lavandino e andai a rispondere.

“Sì, chi è?”.
“La commessa del Carrfür, mi apra, faccia in fretta!!”.

Eh? Ma che cazzo? Sono queste le nuove scuse degli agenti Energia&Luce&Gas&Telefono&OnoranzeFunebri? Poi la curiosità ebbe la meglio.

“Prego...”.

Vidi salire trafelata una signora, sulla quarantina, capelli biondi cotonati, sopracciglia bionde cotonate, french nail gialle cotonate. Mi fece segno di lasciarla entrare e chiudere la porta. 

“Presto, mi dia lo scontrino che le ho battuto un’orafa!”.
“Un’orafa? Intende la commessa della gioielleria nella galleria?”.
“No, è quella cogliona dell’autrice che batte sulla tastiera alla cazzo di cane. Un, apostrofo, ora, staccato fa, prima, quando ha fatto la spesa!”.
“Cavolacci neri fritti in padella! L’ho buttato!”.
“O capperi fritti in salamoia argentina… siamo impanati nel burro acido!”.
“Perché dinci patata parliamo in questo modo assurdo?”.
“Perché quella stupidina dell’autrice si è accorta di avere una figlia alle spalle che la spia”.
“Guarda che è andata a giocare di là col tablet, e passiamo al tu che mi viene più comodo nei dialoghi”.
“Oh meno, male… Dicevo, siamo nella merda fino al collo, sullo scontrino ho stampato per sbaglio l’ordine di acquisto candele che mi hanno affidato i servizi segreti di Castelpollini”.
“La frazione di Cianfruglio?”.
“Proprio quella. È una storia lunga...”.

Così, la commessa del Carrfür si sedette al tavolo della mia cucina, io misi su l’acqua per il tè, e lei iniziò a raccontarmi una storia lunga, ma non troppo.

Da dieci anni a questa parte, la signora Assunta lavorava al supermercato, come cassiera, ma si trattava di una copertura. 
Assunta era in realtà un’agente segreto, al servizio di Sua Maestà Fredigolfo, re del Regno di Castelpollini, frazione di Cianfruglio sul Naviglio. 
Castelpollini si era dichiarata Stato Indipendente dall’Italia nel 2001, con apposito Statuto redatto in triplice copia, di cui una depositata alla Procura di Stato, una nella casa del sindaco di Cianfruglio e la terza copia stampata su pergamena, incorniciata nell’atrio della Polisportiva Locale, adibita a sede del Consiglio Reale.
Re Fredigolfo, il marito di Assunta, aveva un piano per rendere l’economia di Castelpollini indipendente dagli sbalzi del costo del petrolio della vicina Cianfruglio, alla cui pompa di benzina il re lavorava come benzinaio e potatore d’aiuole. Anche se tutti in paese lo additavano come “l’addetto alle pompe”.
L’indipendenza a cui mirava il re, tramite i servigi di Assunta, si sarebbe potuta realizzare attraverso il piazzamento sul mercato estero del prodotto principale di Castelpollini, le CandeleAfrodisiache, realizzate in cera di ocassandro, un albero che trasudava una resina molto particolare e che cresceva solo nel bosco dietro casa sua. I cinghiali locali, leccavano la squisita resina caramellosa, ed era proprio l’irriproducibile combinazione "resina&saliva" a rendere le CandeleAfrodisiache un prodotto unico a livello planetario.

A questo punto, finimmo di sorseggiare il tè, aromatizzato all’arancia e cannella, e io sentii il bisogno di fumare qualcosa, aromatizzata alla cannella e l’arancia chissefrega, per riportare tutto quell’assurdo racconto sui binari della realtà.

Assunta beveva il suo tè, inzuppava i biscottini e fissava pensierosa i fili di fumo che si alzavano dalla mia sigaretta all’arancia, verso il soffitto.

“Quel soffitto andrebbe rasato.”.
“Vuoi morire male?”.

Assunta riprese il suo racconto. 

L’ordine di acquisto, stampato sul mio scontrino, era in realtà un codice catena che il calcolatore, installato da Proderigo, il figlio di 5 anni di Assunta e Fredigolfo, dentro il registratore di cassa, avrebbe inviato al computer centrale del Reparto Acquisti del Carrfür, programmando l’acquisto di 1500 candele all’anno, per i prossimi 99 anni.

“Caspita, ma tutte queste CandeleAfrodisiache buttate sul mercato locale… Non avete paura delle ripercussioni sul tasso di demografia locale? Le infrastrutture presenti potrebbero non reggere l’onda!”.
“Abbiamo pensato anche a quello, mio cugino GianAndrea ha aperto uno stabilimento per la produzione di profilattici speciali, anch’essi altamente afrodisiaci.”.
“Ah.. È difficile produrli?”.
“La parte difficile è convincere i cinghiali a leccarlli…”.
“Vabbè… Vediamo se trovo quello scontrino nella monnezza.”.
“Posso fare qualcosa per te, mentre aspetto?”.
“Sì, se hai voglia, sistemami le calze che ci sono nella bacinella.”.

Assunta ed io ci mettemmo all’opera, io scavavo nella cesta del riciclo carta, lei giocava al memory con le duecentoventisei calze spaiate aggrovigliate sul letto.
Dopo circa mezz’ora, trovai lo scontrino con il codice. Assunta, in preda al delirio, sdraiata a terra, faceva saltare tra le mani tre paia di calze appallottolate a mo’ di giocoliere e canticchiava tra sé "giallo verde blu il calzino ce l’hai tu…”.

“Forza Assunta, ho trovato il codice, dobbiamo portarlo al Carrfür…”.
“Il calzino sul cazzino? ahahah”.

Dalla sua risata isterica, dalle sue iridi sbarrate che mi osservavano attraverso le palpebre violacee semichiuse, capii che Assunta non sarebbe stata in grado di portare il codice da nessuna parte. 
Ma io ormai avevo preso a cuore le sorti del piccolo stato di Castelpollini, e decisi che me ne sarei occupata di persona. Quindi, senza badare a nessun tipo di indugio, mi feci un a doccia, mi vestii, andai a farmi tagliare i capelli e poi portai a termine la stesura mentale di uno dei racconti di pirateria informatica più idioti della Terra, quindi mi recai alla fermata del 15. 
Ma prima avvolsi la delirante Assunta in un piumone, e la appoggiai al marciapiede, chiamando quelli della raccolta rifiuti speciali dell’Amiat. Dichiarai all’operatore telefonico che si trattava di rifiutai altamente tossici, sicura che gli addetti al recupero l’avrebbero riportata direttamente a Castelpollini, dove un fratello del re aveva aperto una discarica illegale per rifiuti pericolosi e cognate deliranti.

Alla fermata del 15 trovai ad attendermi il figlio cinquenne del Re, che nell’attesa aveva preso il cellulare di una signora e le aveva aggiornato il software, facendo una copia di backup dei dati dopo aver convertito l’ombrello della signora in una rudimentale chiave usb. 

“Hai portato la schuko?”.
“Certo, le ultime parole di tua madre prima di crollare sono state chiarissime.”.
“Bene, andiamo”.

Prendemmo il tram, e tempo due fermate, Proderigo modificò la riduzione tedesca inserendo un microchip nano motorizzato. Arrivati al supermercato, caricai Proderigo su di un carrello. Ci aggirammo tra le corsie, fino a fermarci al reparto cellulari, dove finsi di studiare con attenzione gli ultimi modelli della Hwau... Huaua... Hewew… Nokia.
Proderigo scivolò silenziosamente dal carrello fin dietro il bancone, ed inserì la schuko nella presa. L’ordine di acquisto fu praticamente immediato.

Proderigo tornò a casa con lo zio GianAndrea, che era già arrivato a scaricare la prima tonnellata di candele e preservativi, e ci stava aspettando sorridente, con il suo cinghiale da compagnia al guinzaglio.

"E molto affettuoso, non morde, lecca solo".

Io tornai a casa, non prima di aver acquistato un’altra riduzione per il phon. 
Prima di uscire per andare ad assistere al saggio di musica di Ilaria, finii di mettere a posto le calze, e dimenticai la schuko nella bacinella.

Conclusione 

Questa è la non troppo lunga storia di come la fragile economia castelpollinese si risollevò, ciurlando col manico nel culo una multinazionale, grazie al coraggio di molti e alla sbadataggine di pochi.

E mio marito che crede che facendo part-time, di giorno mi annoi… Tzè.

E all'asilo, il saggio di musica di Ilaria? 
Ovviamente lo ha passato piagnucolando e mettendo il broncio a tutti, in braccio a me.
Al "Ma quello è Giorgio, il maestro di musica, ti piace tanto la lezione del venerdì.." della maestra, chiedo a Ilaria "L'hai mai visto?". "NO!!" è la risposta.
E altrettanto ovviamente, a casa, mi ha cantato in privato tutte le canzoni della lezione.


venerdì 27 marzo 2015

UansAponATaim S01 E02

Stagione 01 Episodio 02

La (Seconda) Cosa Che Più Ami

“…” continua a pensare Principe Gnocco, non modificando più di tanto la struttura dei suoi pensieri, rispetto ai tempi pre-Sortileggio.
MaryMargaret sta smaltendo la sua ultima sbronza, russando nella vasca da bagno del cesso della stanza di Gnocco, con una gamba mollemente aggettante dalla vasca alla tazza, e due dita nella narice sinistra. 

Momento poesia 

Dalle finestre entrano i primi raggi del sole, che si frammentano in colori scomposti nella loro purezza elementare, e si spandono nella stanza, e piovono sulle ciglia di Gnocco, sì che pare  piangere di piacere.

Fine Momento Poesia


Emma ha deciso di rimanere a Storybrook per qualche tempo. La sua scelta ha fatto scattare, per un non ben precisato motivo, l’ora legale sul campanile sopra il municipio. Questo fatto ha scatenato profonde reazioni avverse tra i contadini di Storybrook (6, per la precisione) e gli impiegati (una quindicina, circa), ma soprattutto ha scatenato un infinito monologo sulla storia della massoneria americana da parte di Nicholas Cage.

Emma e Reggina concordano almeno su questo, con un bel “machissefotte”. 

Mentre va a fare colazione, Emma si trova subito tra le palle Henry, che invece di andare davanti a scuola, in attesa che qualche sconosciuto gli regali delle caramelle drogate, ammorba sua madre, che non ha ancora bevuto il caffè e quindi è più che propensa a strozzarlo con le mele di Reggina, lui e le sue visioni post-acido.

“Guarda le pagine che ha strappato mia madre dal libro delle fiabe” le dice, mostrandole quelli che evidentemente sono i residui di un giornalino porno, e contemporaneamente tendendo il bicchiere e distogliendo lo sguardo, sperando che qualcuno nel locale ci butti dentro una "pastiglietta".

"Guarda che devi pagarla la droga".

Emma riesca finalmente a scollarselo, affidandolo temporaneamente a Cappuccetto Rosso, cameriera nel ristorante della Nonna di giorno, operatrice di callcenter porno&cartomanzia nella cantina della Nonna di notte. 
Si reca quindi da ArchiTrave, lo psicologo del villaggio.

“Vorrei parlarle di mio figlio Henry”.
“Oh sì, il suo figlio ritrovato, come la fa sentire questa situazione?”
“Eh? io, no, cioè, vorrei sapere perché va in giro con quel libro delle fiabe…”.
“Oh sì, il libro delle fiabe, come la fa sentire questa situazione?”.
“Mmmh, lui ci crede davvero, oppure sono le droghe che assume?”.
“Oh sì, le droghe, cosa ti serv…ehm, volevo dire, come la fa sentire questa situazione?”.
“Ti sei laureato al Cepu?”.

Reggina non accetta la presenza di Emma in città, e riesce quindi a farla incolpare per il furto della cartella di Henry, poi, in un vorticoso crescendo di irrefrenabile e vendicativa malvagità:
- le blocca la macchina con le ganasce;
- la fa arrestare;
- la iscrive al Pd;
- chiama il gestore telefonico spacciandosi per lei e richiede una portabilità che le blocca la sim per 48 ore;
- la iscrive come relatrice d'onore ad un TupperwareParty e seguente conferenza dal titolo "Ma come minchia si pronuncia Tupperware?".

Emma non demorde e, come gesto irrazionale, decostruzionalista, ispirato ai futuristi russi degli anni ’20, taglia un ramo del melo del giardino di Reggina e, reggendolo con una mano, assume una posa plastica cantando un medley di operetta Kabuki, avvolta in un drappeggio di seta. 
Il suo gesto risulta incomprensibile ai più e, per evitare un ulteriore arresto, la fa annusare allo sceriffo, che la libera. Sì, perché lo sceriffo (N.d.r.: Jamie Dornan, Mr 50 sfumature più iva fa 60, facciamo fattura signo'?) ha un problemino, lui non respira, annusa forte.

Emma e Reggina litigano, e Henry fugge nuovamente, sconvolto.
Emma lo ritrova grazie all’aiuto di MaryMargaret, risvegliata da un miracoloso gaspacho a base di pomodoro, cetriolo, sedano e bitume, che funzionerebbe anche prima se MaryMargaret lo bevesse, anziché farcisi il bidet. Ma questo altro non è che una reminescenza inconscia della sua adolescenza nel Bosco Infrattato, quando scopriva i primi metodi anticoncezionali fai da tè, leggendo la popolare rivista per ragazzine “OrDunque”. 

Henry assiste con un espressione imperturbabile alle spiegazioni che gli offre Emma, che gli giura che vuole credergli e spezzare il Sortileggio insieme a lui. 
Unico neo alla commovente scenetta familiare è costituito dal fatto che Henry non era scappato per la lite tra le sue mamme, ma in quanto non aveva saldato le ultime due dosi alla piccola fiammiferaia, che gli aveva quindi mandato un messaggio tramite il suo amico SpezzaCamino, un losco figuro, buttafuori al ristorante della Nonna di giorno, operatore callcenter porno&cartomanzia nella cantina della Nonna di notte, sgherro con contratto a chiamata della piccola fiammiferaia part-time.

Dopo aver saldato il conto con lo SpezzaCamino, un losco figuro che doveva il suo soprannome all’assonanza concettuale tra “camino" e "buco del culo”, Henry aveva preso un acido, quindi ora sta ascoltando il monologo di Emma, che ai suoi occhi appare con le sembianze di una scimmia indaco che, parlando, emette variopinte farfalle di sapone dalle narici. Per fortuna il cetriolo nel suo panino gli sussurra di stare calmo, che non se ne accorgerà nessuno.

La seconda parte della puntata ci riporta al Bosco Infrattato, dove Reggina spiega al suo Specchio Magico, a suo Padre e agli utenti del suo blog “RicettarioDelizioso (…è la morte sua)”, che intende proseguire con il suo piano malvagio e vendicarsi di BiancaNeve. 
Si reca in visita alla sua amica MaleFica, una losca figura il cui nome è dovuto ad una vicenda, ormai leggendaria in tutte le metropolitane del mondo, riguardante un errato dosaggio del bitume nella preparazione del suo filtro anticoncezionale fai-da-te (fai-da-te il filtro, che se fai-da-te tutto quanto non c’è bisogno di anticoncezionali, anche se dopo l’incidente, MaleFica ebbe problemi per mesi anche con il fai-da-te).

MaleFica si rifiuta di consegnare a Reggina la potente pozione per realizzare il Sortileggio, ma ciò che rende veramente furiosa Reggina, è la mancata condivisione su Fb, da parte di MaleFica, dei post del suo blog di cucina.

“Sei solo una fallita, MaleFica, metà dei tuoi “mi piace” te li metti da sola, con i tuoi profili fake” le commenta la foto profilo Reggina.
“Ah! Lo so io cosa ti metti da sola, tu!!” ribatte MaleFica, cancellando il commento e taggando Reggina sulla foto della pizzata di terza media.
“Come osi…” e subito Reggina pubblica sulla bacheca di MaleFica il video della prima notte di nozze di Gigi&Anna, e contemporaneamente le scaglia addosso la sua "Maledizione del CicloContinuo”.
MaleFica, colpita di striscio, inizia a perdere sangue... (vabbè, lasciamo perdere da dove) ma riesce a lanciare a Reggina la sua potente “Vendetta Mattutina della Peperonata Di Ieri, che anche se hai tolto i semini e hai passato i peperoni al forno ti torna su col cappuccinoooooo…".
Reggina devia la Peperonata e colpisce MaleFica con un turbine di LinesSetaConAli, da lei trasformati in  indemoniate farfalle carnivore da battglia. E così si impossessa della pozione.

Non riuscendo a svitare il tappo, si rivolge a Tremotino, il quale le apre il barattolo solo in seguito alla concessione di un desiderio. Nel nuovo mondo che abiteranno, lui vuole essere una persona importante.

“Tipo, sempre vestito bene…”.
“Agente tecnocasa?”.
“Il completo ok, ma vorrei un accessorio figo, tipo un bastone col teschio...”.
“Agente pompe funebri?”.
“Allora, le pompe sì, ma di contorno. Voglio fare un lavoro che mi permetta di pesare economicamente sulla vita di tutti, dir loro cosa fare, roba del genere…”.
“Agente equitalia?”.
“Facciamo così, aprimi uno studio da commercialista, ma per coprire il nero aprimi anche un banco di pegni, i “compro oro” vanno forte adesso”.
“E per le pompe?”.
“Magari dopo sento MaleFica…”.
“Io non credo”.
“LOL”.
“LOL”.

La seconda puntata si conclude quindi con un’ultima scena del presente, dove Reggina scopre che dietro alla prima fuga di Henry, e al ritrovamento della sua madre biologica Emma, c’è il Signor Gold. 
Gold afferma di ricordasi del loro accordo, e sembra voler far capire a Reggina che, nonostante il Sortileggio, lui ricorda il passato. Ma gli spettatori sono troppo confusi dal luccichio sexy del suo dente d’oro per capire che cazzo sta a di’ Robert Carlyle, che se ne va, mangiando una mela dell’albero di Reggina, coi libri di scuola, gli piace studiare... e facendo capire che l’albero è innocuo. 

N.d.r.: “Ordunque” rappresenta uno dei più grandi successi editoriali per ragazzine nel mondo delle favole. 
I consigli della sua posta del cuore fecero restare incinta più ragazzine dei produttori di Mtv.
Tutte le adolescenti tenevano appeso in camera il poster dei CacciatoriDelBosco, popolare boy-band dal motto “prenderemo il tuo cu..ore”. 
Molto seguite le rubriche:
- Ricava un vestito dalle tende di tua zia;
- Ricava un paio di scarpe di cristallo dalle bottiglie di whiskey di tua zia;
- Ricava un salutare cocktail dopo sbronza per non farti beccare da tua zia che le hai scolato tutto il whiskey e traforato le tende.


... To Be Continued ...





martedì 24 marzo 2015

UansAponATaim S01 E01

Premessa: inizia qui una serie di riassunti della popolare serieTv UansAponATaim, la direzione si augura di poter proseguire, e terminare, almeno la prima serie.

Stagione 1 Episodio 1 

La nostra storia inizia con il più classico dei classici. Un flashback. Vediamo un magnifico cavallo, bianco, cavalcare sul confine tra il mare e la spiaggia, sollevando schizzi che proiettano sulle onde scintillanti arcobaleni (scintillanti si accorda ad arcobaleni). Subito dietro galoppa un appiedato e trafelato PrincipeGnocco, una mano alla cabeza e una mano alla cintura, nell’atto di tirarsi su i pantaloni in corsa..

"Anvedi... ooohh... Me so’ fermato un attimo a far pipì.. fermateeee... a stronzoooo!!".

Ma il cavallo galoppa, e la sua chioma vola nell’aria rosa pesca del tramonto, fremente nel vento, che manco le cervicali di Barbara D’Urso riescono a replicare un movimento di cotanta armonia.

Solo dopo molto penare, e dopo aver riposto il pene nelle mutande, che un po’ dà fastidio mentre si corre, PrincipeGnocco recupera il destriero e continua la sua corsa verso il Bosco Infrattato.

Nel mezzo del Bosco Infrattato, giace un cadavere estremamente ben conservato e sexy. Il Principe è quindi intento a limonare duro la bella addormentata... ma BiancaNeve, che passava di lì per caso, lo ribalta di cazzotti e cambia immediatamente il suo status su Facebook in “è complicato”. Fanno una pace rapida e sbrigativa, al solo fine di procedere con la narrazione.

L'inquadratura si allarga, sulla strada al confine tra mare e blabla impetuosamente galoppata dal cavallo... ehm… insomma... 
Alla fine del sentiero vediamo un castello. Torrioni, torrette, balconi aggettanti, scale esterne, armature con tondini in ferro svettanti all’ultimo piano, che se i figli si sposano… 

Proprio in questo meraviglioso castello, libero su quattro lati, vista mare, box doppio, nuda proprietà, no spese condominiali, si svolge qualche giorno dopo il matrimonio tra i due innamoratissimi protagonisti. 
Durante la cerimonia, alla fatidica domanda “e se qualcuno è a conoscenza di un motivo per cui queste due persone..”, un rumore si sente in fondo alla sala. Panoramica sugli invitati, che voltano all’unisono le teste verso Hugh Grant, che ha dimenticato le fedi e se le sta facendo consegnare da… OK chi cazzo ha cambiato canale durante la pubblicità?? Ciccio, vedi di rimettere sul ventuno, subito!! Ma che palle oh.. 

Entra la Reggina Cattiva, con questo passo sicuro, questo vestito svolazzante, con queste sottane di pizzo vedo non vedo, con questo contorno occhi segnato da questo fumè perlato, e questo plateau verde 12 cm che fa molto chanteuse, e questo magnuifico copricapo bicorne nero con bordi in raso verde ramarro ubriaco...
"Ci Piuaciueeee!!!" esclamano Enzo&Carla dal loggione.

“Tu… con le tue inutili chiacchiere mi hai rovinato la vitaaa!” esclama Reggina.
“Reggina io.. posso spiegare… non volevo taggarti in quelle foto… davvero, le ho cancellate subito, ma quella stronza di tua madre aveva già fatto lo screenshot!” replica BiancaNeve.
“Lancerò su di voi un tremendo Sortileggio, perderete tutto ciò che vi è più caro e non sarete mai più felici!!”.
“Stai cercando di nuovo di tirarci dentro a un investimento per le case vacanze in multi-proprietà? Ma va a cagher va…”.

Al ritorno dalla luna di miele, BiancaNeve è già incinta. PrincipeGnocco è molto preoccupato per le minacciose parole di Reggina, che risuonano tra le sue membrane cervicali, nonostante la trasmissione del suono nel vuoto sia impossibile, ma questo a riprova della teoria che accompagnerà tutte le più profonde considerazioni sul Principe: il suo cervello sfida le leggi della fisica. 
Però è Gnocco, ah se è Gnocco.

Gnocco, quindi, si reca a trovare Tremotino, il pericoloso Commercialista rinchiuso nelle segrete del castello, una creatura dalle sembianze umane, noto in passato come spogliarellista dilettante e spacciatore. Tremotino rivela a Gnocco che l’intento di Regina è quello di portare tutti loro in un posto “dove non potranno mai essere felici”.

“Non vorrai farci credere che Reggina sta organizzando una gita da un giorno alle 5Terre, ritrovo in pullman alle 5:30, sosta all’autogrill, colazione e presentazione Pentole&Materassi, si riparte solo ad esaurimento scorte, visita ad una delle 5 terre a scelta, rientro in serata??”.
“No, Gnocco, Regina sta pensando ad una delocalizzazione selvaggia di tutti gli abitanti della Contea di Bosco Infrattato!!”.
“Ommioddio…”.
“Chiamami Tremotino, e fanno 50 euri”.

Principe Gnocco ritorna a casa con le brutte notizie.

“Cosa hai fatto oggi caro?”
“Niente... ho visto il commercialista”.
“Ahi…”.
“Adesso chiamo il falegname, dobbiamo farci costruire un contenitore protettivo per viaggi temporali e dimensionali, per poter sparare la nostra futura figlia in un futuro parallelo e salvarci tutti”.
“Se non la pianti di sparare cazzate, ti cancello tutte le serie del DoctroWho”.
"Quindi non prenoto per le 5Terre?".

Nel frattempo, nel presente, adesso, vediamo la già nata, cresciuta e sviluppata Emma Swan, cacciatrice di taglie42 di giorno, e commessa notturna al McDrive per abbattere definitivamente le taglie42 di notte, dopo una breve parentesi come assistente ai monologhi di Hugh Laurie. 
Rientrata a casa, dopo uno spossante turno 23:00/ 05:30, trova sulle scale ad attenderla Henry, un ragazzo di dieci anni che le dice di essere il figlio da lei abbandonato alla nascita. Subito le mostra un libro di favole, spiegandole che tutti i personaggi del mondo delle fiabe sono stati rapiti e posti sotto Sortileggio da Reggina, la sua matrigna, e vivono a Storybrook.

“Ma che cazzo ci mettono oggigiorno nella colla per modellini?” si domanda Emma.
“Minchia, è roba buona oh, certe storie..” (N.d.R. vedi sketch di Lenny Bruce, il mito).
“Vabbè… Ho capito, ma ste cose… il sortileggio, reggina, ma non ce li hai degli amici?”.
“Pollicino mi ha bloccato su wathsapp”.
“Povero piccolo, vieni dentro che ti faccio un punch al bergamotto, e muoviti che mi sta esondando la vescia (e non parlo di quella sull’alluce)”.

Il giorno dopo, Emma ed Henry si recano a Storybrook. Il cartello di benvenuto in città recita: "Storybrook, pop. 55, il nostro sindaco non vieta i balli, ma avremmo preferito non avesse reso obbligatoria la Macarena”.

Incontrano per strada ArchiTrave, che in realtà è il grillo parlante, che li manda subito a quel paese, andatevene affanculo, siete morti, mortiiii (vabbè, è vecchia ma ci sta).
Riversa su un marciapiede, ecco MaryMargaret Blanchard, che in realtà è BiancaNeve, ma a Storybrook è una maestra elementare dedita a birdwatching e alcolismo. “Ciao… sono Mary (hic) BloodyMary… perché ho sempre il ciclo… eheh…”.

Emma riconsegna Henry a Reggina e si rimette in auto per tornare a casa, ma sulla provinciale, alla quattordicesima rotonda affrontata nei primi due chilometri, ha un attimo di sbandamento e investe un lupo. 
Si risveglia nel carcere locale, ammanettata polsi e caviglie incrociate dietro il collo, con a fianco seduto lo sceriffo (N.d.r. Jamie Dornan, Mr.50 sfumature di mascara) che le parla dei traumi infantili e, contemporaneamente, ravana nelle sue, di lei e di lui, mutande. Nelle "entrambmutande".

Henry, lasciato momentaneamente incustodito, mentre la mamma Emma e la mamma Reggina si scambiano, a suon di scraciate negli occhi, le personali opinioni sull’affidamento del figlio, e sull’opportunità di ricavarne un reality per MTV, Henry, dicevamo (dicevamo io e le voci nella mia testa), Henry!! orcamiseria... Henry si infratta in un androne con la piccola fiammiferaia, la rivenditrice locale di prodotti di erboristeria e affini.

Emma viene scarcerata, e insieme a Reggina si lancia alla disperata ricerca del figlio. MaryMargaret, che nel frattempo ha riacquistato una posizione semi-eretta, suggerisce loro di cercare Henry nel suo castello, il parco giochi dove di solito la piccola fiammiferaia effettua la vendita al dettaglio.

Ritrovato Henry, Emma lo convince a tornare a vivere con Reggina, con la promessa di non abbandonare la città per qualche tempo, per potersi conoscere meglio, e realizzare alcuni tutorial di ArtAttack che Emma teneva in serbo (ma anche un po’ in croato, ahahah) per questa insperata occasione. 

"Evvai!! Altra colla per modellini!!".
"Veramente useremo la colla vinilica".
"'Fanculo".
"Sì, useremo anche la carta igienica".

Emma prende alloggio alla locanda della Nonna (che, uh ma che fantasia, è proprio la Nonna, di Cappuccetto), e incontra un uomo, che incede verso di lei zoppicando e appoggiandosi ad un bastone. Emma precisa immediatamente che no, non le sembra possibile che sia cardiovascolite disembargicale delle mauritius la malattia che ha colpito la Nonna, sembra solo scabbia, ma poi si accorge che è non Hugh Laurie, è solo la versione struccata e strafiga di Tremotino, il sig.Gold.

Un’ultima scena chiude la puntata. MaryMargaret si reca alla Asl di Storybrook, dove è seguita dal gruppo A.A. locale. Finita la terapia, si ferma a leggere un romanzo di appendicite ad un paziente in coma, che altri non è che Principe Gnocco, addormentato durante il Sortileggio. 
Fumetto sopra la testa del Principe: "...". 
Il fumetto, non è altro che una citazione autoreferenziale dell'autrice, abilmente introdotta allo scopo di creare la giusta e trepidante attesa della seconda puntata.


... To Be Continued ...





venerdì 20 marzo 2015

Mamma Distratta 1 (1 perché sento che la serie sarà lunga, inoltre ho difficoltà con i numeri romani)

C’era una volta un bambino. 

Amato e coccolato.

Da bere ne aveva, da mangiare ce n'era, l’insalata era nell’orto, e un letto a castello avevi tu.

Aveva libero accesso all’istruzione statale, bonus-extra musicale&sportivo, partecipava a vacanze annuali di livello medio-buono (per lui, che non si doveva occupare né della raccolta fondi pro-casamobile, né della logistica bagagli, e nemmeno dell’organizzazione letto-cucina-piatti-lavatrice) e nel tempo libero veniva scarrozzato a destra e sinistra (ma più a sinistra, per dare l'imprinting corretto) a trovare nonni, cugini... insomma, faceva cose, andava in posti, vedeva gente.

Che problemi può avere un bambino, in una condizione politico-sociale mediamente accettabile? Problemi per tenere su un minimo di trama e suspense in questo post, intendo.
Una mamma un po’ distratta potrebbe costituire un piccolo neo (...152 cm x 58 kg...), un medio-grosso neo alla perfezione.

Dialogo reale
- Mamma, la prossima settimana andiamo in gita!
- Ah sì? Bene, bene..

Cosa succede nel mio cervello
- Mamma, la blablablabla gita!
- Ah sì? Bene, be che cavolo, ma quando ha imparato a parlare questo? non gli stavo togliendo il pannolino ieri? oh, vediamo che c’è da cucinare, meno male che abbiamo finito con le pappe... pappappero... il papa a Torino, devo ricordarmi di cominciare a mettere giù qualche cazzata, chissà se mi hanno approvato le ferie, magari un giretto al mare a giugno, un a gitarella.. gita? Ha detto gita? bene…

Dialogo reale
- Mamma, questa settimana andiamo in gita!
- Sì, l’ho letto sul gruppo di Whatsapp, amore…

Cosa succede nel mio cervello
- Mamma, questa bzzz bz bz bzzz bzz bzzzz gita!
- Sì, l’ho letto minchiaaa, devo ancora rifare i letti.. ma che palle, ho due nuovi fighissimi libri da leggere, leggo i letti sopra i tetti, shalla la la la lalla, cut up Maria.. chissà se sono arrivati i turni, fammi vedere sul gruppo di Whatsapp, amore...

Dialogo reale
- Mamma, domani vado in gita, mi serve il tesserino del tram e la merenda per il mattino!
- Davide, lo so... ti metto tutto nello zaino domani mattina.

Cosa succede nel mio cervello
- Mamma, domani sarà, un  giorno migliore vedrai... tram e la vida loca, upsaidinsaidaut shislivinlavidaloca... gita!
- Eh??? Sì, Davide, lo so, ti metto tutto nello zainoh cazzo cazzo caaazzooo... e mo’? avranno scritto qualcosa sul diario?... ”portare zainetto con merendina”... ok, se non vogliono il pranzo al sacco vuol dire che, o rientrano per mezzogiorno, o gli danno il pranzo lì, quindi comunque non è un problema... lì... lì dove...?!? ommioddiosantissimo, dove cazzo va mio figlio di sei anni e mezzo domani mattina? c’è pure l’eclissi e io non so dove va... glielo chiedo? sì, così poi pensa che sono scema... lo chiedo a Sara? uhm.. no, lei ha già fin troppi sospetti sul mio essere scema… Ilaria? lei SA che siamo tutti scemi qui dentro... Uffaaaa... troverò un modo di scoprirlo domani mattina.

- Allora, non vedi l’ora di andare eh?
- Eh sì..
- Ma... cosa farete lì, di bello?
- Boh?
- Ma le maestre non vi hanno preparato? qui lo frego...
- No, non ci hanno detto niente.
- Ma non è che non le stavi ascoltando come tuo solito? ...aria di sgridata, fai la faccia giusta, dai che ci siamo...
- Adesso ricordo, hanno detto di avervi spiegato tutto alla riunione!
- Ah bene! ...cazzocazzocazzo... allora, ha detto tram… mentre cantava ricky martin l’ho sentito dire tram, sono sicura, il tram.bus.to l’hanno fatto… vorranno il tesserino annuale della gtt… 
- Ma dov’è che ci portano?
- Prenderete il Tram e ci sarà una sorpresa bellissima!!
- Non è che non lo sai neanche tu?
- Mi hai preso per scema???

Ovviamente la storia non si è svolta esattamente così, l’ho romanzata un po’… 
Sapevo dell’imminente gita, avevo anche intuito che si sarebbe trattato di una visita di mezza giornata. 
Visita a cosa, non l’ho saputo se non al pomeriggio, vedendo Davide tornare a casa con il suo bustone pieno di pane, impastato da lui, e cotto nel forno del laboratorio di panificazione per l’appunto visitato in mattinata.

Anche quest'ultima affermazione è un po' romanzata. 
In realtà non ho visto Davide "tornare a casa", sono arrivata tardi a scuola, e ho effettuato la classica telefonata delle 16:25 "...sono davanti all'asilo, mi recuperi Davide?? arrivo grazie scusa grazie arrivo scusaaa...". 
Poi, recuperato Davide e scoperta la meta mattutina, siamo andati a karate, dove Ilaria si è scofanata mezzo chilo del suddetto pane mentre aspettavamo nello spogliatoio. 

Quando andiamo a karatè siamo bellissimi, ma dovrei dire bellissime, in quanto su una mandria di dieci persone, solo una ha il Cromosoma Y.
E quando attraversiamo la strada siamo ancora più belle, "bimbi pecorelle" davanti, "mamme pastore ma cariche come muli" dietro.

Vabbè. Anche oggi, puntini di sospensione come se piovesse. Buonanotte.

lunedì 16 marzo 2015

Il crocifisso nelle scuole (attenzione, uso smodato di puntini di sospensione e "vabbè").

- Ti dà fastidio?

- Mah.. giusto un vago prurito al lobo frontale...


Dice... "Non possiamo toglierlo, rappresenta la nostra cultura, le nostre tradizioni, la nostra morale, e non si può ignorare il cristianesimo nello studio della storia".

Storia:
Giusto, non si può studiare la storia senza affiancarla ad un percorso di esame dell’evoluzione del pensiero, sociale e privato. 
Poi, in effetti, come studiare 6000 anni di guerre, genocidi, oppressioni pubbliche e famigliari, senza prendere in esame la religione, la prima tra le scuse addotte per smuovere o immobilizzare le popolazioni, in ogni tempo, in tutti i luoghi e in tutti i laghi?

“Morirai, e morirai male, perché morire fa male, ma risorgerai in un paradiso stupendo e... oh, tra l’altro, quei puzzoni dei nostri confinanti a nord dicono che il loro dio ha un paradiso più figo e a te non ti ci fanno entrare, Andiamo a Brasargli il Culo!!... “.

"Morirai, e morirai male, perché morire fa male, ma se lavori per tutta la vita e la pianti con 'sta storia di voler imparare a leggere, ti sveglierai in un paradiso bell... ehi, guarda un po’ tua moglie, mi sa che si è rotta le palle di lavarti le mutande mentre vai a trovare la vicina di casa, sai che se poi chiedi scusa, il mio dio ti dà il permesso di Brasarle il Culo?”.

“Morirai, e morirai male, perché morire fa male, ma se nel frattempo vogliamo spassarcela io e... cosa?! preferisci Lei a me?!? non è possibile che io sia un cesso rugoso, no, è il diavolo che ti fa avere questi pensieri impuri, indovina indovinello chi è che brucia nel fuocherello??..Tu, strega, mentre ti Braso il Culo…”.

Poi, che io non colga il nesso tra studio della storia delle religioni, filosofie, usi e costumi con “Insegnamento della religione cattolica”, oltretutto a spese dello stato, è dovuto alla mia ignoranza, condita con olio di arroganza (olio, unto, cristo.. ehehe, battutona!).

Cultura:
Non pervenuta. Oh, no, aspetta. I riferimenti letterari. La storia dell'arte, i riferimenti nella pittura. Come posso capirli se non tengo appeso il crocifisso?

Tradizioni:
- Ma sì, l’ho fatto battezzare, arriviamo fino alla comunione poi da lì decide lui.
- Ma sì, che ti cambia, per sicurezza...
- Il prete è impazzito? Ok al catechismo, ma andare a messa tutte le domeniche, se lo scorda.
- So a malapena il “Padre Nostro", figurati se mio figlio riesce ad imparare il Credo a memoria, che glielo facciano leggere, e va bene così.
- Mi sono sposata in chiesa perché le foto al comune venivano una schifezza, e poi se no la zia Addolorata non mi faceva la busta.
- Ahah, festeggiate Babbo Natale anche se siete atei? (vabbè... questa fa morire).

Morale:
Ovvio, senza la morale cristiana, chi mai più ci arrivava a pensare che rubare o uccidere fossero un delitto, quale opera della ragione avrebbe mai scoperto il concetto dell’amore verso il prossimo? Ci sbraneremmo ancora come cannibali se non fosse per la morale cristiana (su di una terra ferma e piatta ma vabbè...).


- Ti dà fastidio?

- Ecco, se mi soffermo a pensarci troppo, in effetti...


Dice... "Non possiamo toglierlo, se non gli piace che se ne tornino a casa loro...".

Ehm, scusa? Co c'a't dis? Ma ti t'ses piemunteis? Ma mi sei nen... (a orecchio).



- Quindi? Un po’ di fastidio te lo da eh? Dai Dora, dillo, schiumi alle fauci quando lo vedi.. 

- È solo un simbolo (ripetere per dieci volte, respirando con calma). Di cosa poi, ad ognuno la sua.


È il simbolo che normalmente i ragazzini delle medie staccano dal muro, per sostituirlo con il cartello “sono al bagno, torno subito”.
È il simbolo dell’arroganza. Perché se chiedi che venga rimosso sei arrogante, e allora tienilo appeso, te lo consento, "Io tollero" le tue idee, dall’alto della mia suprema, logorroica, logorante arroganza. 

Non è mica in divieto di sosta, che devo chiedere la rimozione forzata,
Io non sono neanche per la rimozione forzata, sono per le ganasce fiscali, e confisca del patrimonio immobiliare del rappresentante di Pietro. 

Esproprio Proletario Focalizzato.


N.d.r.: “Brasare il culo” è un espressione rubata ad una delle mie “formiche" preferite, di Billy Crystal:
“Ah, è bello tornare a New York… Non c’è posto come la propria casa… e da nessuna parte al mondo senti i suoni della tua infanzia, tipo “hey, pompinaro succhiacazzi! Dammi la tua autoradio o ti braso il culo”.
Non c’entra niente ma mi ha sempre fatto molto ridere.

giovedì 12 marzo 2015

Accadde Oggi. 13 marzo 1781.

13 marzo 1781: William Herschel scopre Urano. 
Herschel era un astronomo, ma anche un compositore.

Il sabato 12 marzo 1781, all’età di 43 anni, durante una sagra di paese che si teneva tutti gli anni a Glumblepopstick-on-the-Sproutz, William Herschel conobbe Bella de Montforetzky, la giovane figlia di un collega astronomo, anche lui compositore.
William le fece per tutto il pomeriggio una corte spietata, ma la bella Bella non se lo filò di striscio. Mentre passeggiavano in gruppo con altre persone, Bella rideva e scherzava con le sue amiche, noncurante degli sforzi di William di avere con lei una conversazione galante, condita di ameni giochi di parole sui termini sagra, sacra, sagrato, sacramento, mutande (per puntare sull'effetto delirio da tisi, molto in voga in quegli anni).
Venne l’ora di cena, e l’allegro gruppetto si sciolse.

William passò la serata cenando da solo al pub, da cui uscì dopo un paio d’ore, ubriaco come un asino. 
Andò quindi a sdraiarsi sul tetto dell’ostello di Glumblepopstick, e si mise ad osservare il cielo attraverso due bottiglie di birra appoggiate sugli occhi a mo di binocolo. Fu proprio così che scorse quello che a prima vista scambiò per una cometa, ma alcune gocce di birra gli colarono negli occhi, e William infastidito iniziò a formulare una sorta di appello, con tanto di registro e in rigoroso ordine alfabetico, di tutti i santi.
Il padrone dell’ostello, insospettito dai rumori della messa improvvisata provenienti dal tetto, che in un primo momento aveva scambiato per il raglio di un asino (e capitava spesso a Glumblepopstick-on-the-Sprouz, che gli asini si ubriacassero e andassero a sdraiarsi sul tetto dell’ostello recitando messa) salì sul tetto e cacciò William a pedate.
"Tutti gli anni va a finire così" brontolava il padrone dell'ostello ".. arrivano a decine, astronomi, ma anche compositori, che bevono come asini e seminano distruzione e cocci di bottiglia nella nostra ridente Glumblepopstick-on-the-Sproutz". Il padrone dell'ostello faceva parte dell'azienda turistica locale, che si opponeva fermamente all'invasione annuale degli astronomi compositori, ritenuti, a ragione, nell'Inghilterra di fine Settecento, pericolosi fomentatori di risse e colpevoli del degrado sociale.

Il giorno dopo, il 13 marzo 1781, un brillante astronomo, ma anche compositore, si risvegliò stupito, nel giaciglio improvvisato in un abbeveratoio per animali in disuso, accatastato con altre improbabili anticaglie seicentesche, nel cortile sul retro dell’ostello di Glumblepopstick-on-the-Sproutz.
Herschel si diede una lavata per sommi capi, indossò dei capi decenti, si reidratò con una potente bevanda a base di pomodori e sedano, e si recò alla Gran Riunione Annuale della Società Internazionale di Astronomia (Ma Anche Composizione), che aveva affittato la sala riunioni della bocciofila di Glumblepopstick per l’occasione.
Durante le assemblee annuali, i soci presentavano brevi relazioni sulle loro scoperte, discutevano nuove teorie e si mettevano d’accordo sui turni per gestire la permanenza estiva nelle 10 villette in multiproprietà a Brighton che un giovane piazzista aveva piazzato loro un paio di anni prima. 

Dopo un ricco pranzo a base di polenta, salsiccia, acqua o vino e caffè 10 sterline, venne il momento per William di esporre ai colleghi astronomi, ma anche compositori, i risultati delle sue ricerche, che aveva rivisto durante l'assalto al buffet della polenta. 
La porzione di polenta urticante che si era schiaffato in bocca, per un attimo gli aveva fatto vedere le stelle. Fu proprio questo a fargli capire che non poteva essere una stella ciò che aveva intravisto attraverso le bottiglie di birra. Era qualcosa di molto più imponente.
Il quartino di vino ingerito aveva purtroppo riattizzato le braci della sua sbronza ragliante, che brillavano occhieggiando sotto le ceneri della sua poco lungimirante, benché altamente idratante, bevanda di pomodori e sedano (Minchia eh!!).

“Signore.. signori.. codesta visione gentile, bellezza d’altri tempi, soave.. hic.. a Lei io dedico il frutto delle mie visioni notturne... hic... Astri attraversano il cielo con nomi altisonanti di furiose divinità greche… hic… ma a te, Bella, bellissima tra le belle, solo a te dedicherò questo immenso corpo celeste.. la tua parte più bella, Bella mia diletta, a te intitolerò nel cielo... e le genti ancora tra millenni potranno in cielo scorgere la bellezza immane e potente di Urano” 

(N.d.r.: "...of Uranus!", intraducibile gioco di parole, intraducibile per me che non ho studiato tecnica della traduzione, ovvio, dicevo, gioco di parole derivante dall’assonanza tra il termine Uranus, la cui pronuncia “iuranus” si associa a “your anus” - il tuo culo).



La storia non ci racconta se i cuori di William e Bella si incontrarono, dopo questo particolare inizio, ma intorno a Urano ruota un piccolo satellite, scoperto recentemente dalle esplorazioni della nostra galassia. Gli astronomi, che ancora adesso si dilettano in composizione, hanno chiamato questo satellite William. 
Si dice che William, durante la fase orbitale nella parte posteriore di Urano, emetta dei sommessi fischiettii di approvazione.

lunedì 9 marzo 2015

Genesi (di una battutaccia)

Qui manca il momento, perché non ho assistito al parto.

Il momento in cui mio figlio sente qualcuno raccontare una barzelletta stupida, e pensa, la racconto al nonno, che mi capisce.

Oppure il momento in cui ci arriva da solo, mentre a scuola guarda con occhi annebbiati la maestra che parla, e lui sprofonda lentamente in davidonia, la valle che ospita le sue fantasie, così battezzata dalle maestre d’asilo l'anno precedente (credo su mio suggerimento).

Davidonia non è un'isola. La immagino più come un'infinita distesa di colline molto verdi.
Le fantasie ospiti riguardano dinosauri, guerre stellari, squali, marvel, varie ed eventuali. 
Gli squali ultimamente hanno assunto un ruolo predominante, in quanto il film Sharknado ha aperto a mio figlio l'incredibile opzione “squalo volante”. 

"Squali risucchiati da un tornado in pieno oceano, a migliaia, sopravvivono e piovono su una città. Per far smettere un tornado di girare basta piazzare una bomba nell’occhio del ciclone, it’s science, baby. Gli squali mangiano la donna sull’elicottero trasporta-bombe e lei rispunta viva, dopo che un tizio entra nello squalo, vivo, lo squalo, vivi entrambi, dicevo, entra nello squalo con una motosega accesa”.

Quindi non so dove è iniziata questa storia, ma riesco a vedere Davide perso nei suoi squali... volare, salire, scendere, ascensore, scale, squali.
Scale, squali. 
Squale.

La frase, riportata in prima battuta al nonno materno, addetto al recupero post-scolastico, è:

Cosa fa uno squalo quando l’ascensore è rotto?
Prende le squale.

Ora, tralasciando mio padre che rotola. Quello che ne è seguito, in un crescendo di ameno cazzeggio nonno nipote, mi ha portato a pensare che forse il senso pieno del “prendere le squale”, Davide in fondo non l’abbia colto.

Cosa fa una mucca quando l’ascensore è rotto?
Prende le mucche. 
E la penna? Prende le penne. E l'orologio? Prende gli orologi. E Davide? Prende i Davidi.

Però, nello smisurato orgoglio con cui mio padre ha esposto la questione alla famiglia, Davide ha sicuramente colto lo spirito di casa nostra.

lunedì 2 marzo 2015

Post di Critica Cinematografica di Altissimo Livello

Per lungo tempo, sono andata a dormire presto la sera (n.d.r.: Proust, Concetta, Proust…) poi, finalmente, abbiamo attivato la connessione adsl, e sono subito diventata dipendente di un sito di film in streaming. Non nel senso che mi abbiano assunta, no. Più del tipo "vediamo se mi avanzano delle Rol" (n.d.r.: permessi).
Stasera ho convinto il mio marito a guardare le 50 sfumature…

Lui è Christian, studente fuori corso, non biondo, che pur di non studiare diventa miliardario e compra l'università.
Lei è Anastasia, laureanda in lettere, imbranata, timida e incapace di reggere una conversazione con un adulto senza piangere e leccare, nell'ordine, il tappeto, una matita, un registratore e il bracciolo della poltrona, che riceve un'immediata proposta di stage pagato (Ana, non il bracciolo, anche se l'interpretazione del bracciolo era più realistica).
Mah... andiamo avanti. (se divago, aggiungete virgole a piacere)

Dopo i primi 15 minuti, il commento che aspettavo è finalmente uscito dalla bocca del consorte: “Guarda lì, non sapevo che le fascette stringi-cavi le facessero di diversi colori”. Sembra sinceramente stupito. Tanta è la suspence che comunica il film.
La constatazione più ovvia è che se lei si fosse fatta subito il collega del brico-center, noi ci saremmo risparmiati un’ulteriore ora e quarantacinque di rottura di scatole.

Mi sveglio di soprassalto dal coma in cui ero precipitata al ventesimo minuto, mentre Ana e Christian stanno sorvolando Seattle in elicottero. L'associazione mentale spontanea tra elicottero, renzi e prendersela in quel posto, è banaluccia, ma vabbè.
Lei, vergine, in circa otto minuti acquisisce competenze tecniche, movenze stilistiche e agilità scenica che se non fosse che (***SPOILER ALERT***) nel secondo libro si sposano, sarebbe pronta per un’esterna di uomini&donne.

Bla bla bla, dimmi di te, dammela, no prima te la faccio annusare poi vediamo, firma il contratto in esclusiva, il contratto in esclusiva non gliel’ho firmato alla tecnocasa per il 3% mo' arrivi tu chi cazzo sei, ti presento mia madre, mio padre, lo zio acquisito...Così per tipo 85 minuti. Ottantacinque.

Poi, in un vorticoso precipitare di eventi (ma, purtroppo, non di alianti) lei va a trovare sua madre, lui si comporta da perfetto stalker, si danno l’ultima botticella e via (6 botticelle, per la precisione).

Lo sceneggiatore ha avuto per lo meno il buon gusto di togliere dallo script le parti più idiote:

- sesso in piscina in fase di espulsione dell’endometrio;

- la signora delle pulizie che sbadatamente lucida con lo smac brillacciaio i dilatatori anali e Ana che saltella urlando per la stanza dei giochi il giorno dopo;

- Christian che smadonna come un animale quando lei, sempre nella stanza dei giochi, gli smagnetizza la memory card con l’ultimo salvataggio di Diablo II;

- sempre Christian, che suona il piano alle 3 di notte e la vicina di sotto che batte con la scopa sul soffitto, lui scende e le fa ingoiare il metronomo (non quel metronomo);

- Ana che si laurea si vede, la cazzata che trova un lavoro pagato due settimane dopo non passa il filtro della censura, non si possono illudere così le giovani speranzose folle.

L’azione regna sovrana, gli arredamenti sono minimalisti-svedesi, le riprese in esterna piacevoli. A casa mia. Nel film non proprio.

Grazie dell’attenzione.


"Un miserevole frullato di commenti cretini non andrebbe mai confuso con Critica Cinematografica di Altissimo Livello."
Cit. Io, dopo aver riletto questo post. 

Ma quelli che sono arrivati fin qui li ho fregati, polli!!