sabato 26 dicembre 2015

A Christmas Carmen... Ehm Carol, volevo dire "A Christmas Carol".

24 dicembre 2015 

Prologo

La giornata non era incominciata (per me) sotto i migliori auspici. Alle nove ero già al lavoro. Per fortuna faccio solo un part-time quindi, dopo aver ricevuto nelle quattro ore di turno i miei quattro/cinque "vaffanculo" di spettanza, me ne sono tornata a casa a fare pranzo. Pranzetto leggero in vista della cena serale, che prevedeva il seguente menù:

Antipasti: Carpaccio di polipo & tramezzini di salmone;
Primo: Spaghetti al nero di seppia;
Secondo: Gamberoni al forno.

(N.d.A.: Fate attenzione al menù, perchè ben presto mia cognata, che dopo questa serata ho una mezza idea di rinominare "il grinch", sentirà la necessità di preparare un terzo antipasto, spacciandolo per un contorno vegetale.)

Svolgimento

Finalmente, dopo tanto lavoro* (*licenza poetica), ci prepariamo a festeggiare una modesta e spirituale "vigilia di natale a casa dei nostri cognati”.

Mia cognata Carmela (i nomi sono di fantasia, per proteggere gli innocenti) è sposata da tempo immemore con mio cognato (buffo, eh?) Bruno, hanno due figli (cugini dei nostri figli, altra incredibile coincidenza) e sono le persone che frequentiamo di più, con reciproca soddisfazione, almeno, fino a quando mia cognata non decide che vuole a tutti i costi cucinare i peperoni... 
Ma torniamo un attimo all'enumerazione dei cognati.

Quest’anno c’era una notevole varietà di cognati alla cena natalizia. C’erano i miei tre cognati, due dei quali sono sposati tra di loro, poi c’era un cognato di mio marito, una cognata di mia cognata, una cognata dei miei tre cognati (che sono io), un cognato di mio cognato (che è mio marito) e una cognata della cognata di mio cognato (sua sorella). In totale eravamo 6 cognati e 5 nipoti di zii misti tra "di sangue" e acquisiti.

Ah, la famiglia riunita, l’atmosfera natalizia, i cuginetti che giocano tra di loro (possibilmente lontano dalle mie orecchie) e intanto aspettano l’arrivo di Babbo Natale, e noi genitori felici che pregustiamo la loro gioia, quando arriverà il momento di scartare i pacchetti e giocare finalmente con i miei loro giochi. 

E insomma, non erano neanche le 17 e avevo già raggiunto uno spirito di romantico lirismo veramente elevato, quando mia cognata decide che è venuto il momento giusto per arrostire 12 kg di peperoni, al grido di "ma sì che qualche verdura ci sta sempre bene". Vabbè. Tanto puzzare di peperoni per me ormai è quasi un dovere. Laverò l'unica giacca che possiedo e, in attesa che si asciughi, uscirò senza, e finirò per morire di tisi in una soffitta di Parigi, ma se mia cognata è contenta così, chi sono io per lamentarmi della mia gelida manina?

Meno male che mio cognato è sempre pronto a riportare la spiritualità tra di noi. 
Quando le nostre futili chiacchiere disperdono i pensieri aulici, trascinandoli a terra nelle basse frivolezze del mondo moderno, eccolo balzare su da sotto il tavolo allungabile, un cacciavite in una mano, due ripiani nell’altra (tipo Mosè sul Sinai, ma senza barba), pronto a richiamare noi tutti alla presenza del signore, con alte invocazioni del suo nome e di tutta la sua gloria, nelle manifestazioni faunistiche più naturali (canidi e suini, principalmente). 
Dopo un po’ ha smesso di richiamare il signore e gesticolare furiosamente, quindi abbiamo capito che il tavolo era pronto per essere apparecchiato.

E poi tutti insieme per la foto di rito, ad immortalare il prezioso momento, dietro il tavolo, apparecchiato con la bella tovaglia delle grandi occasioni, in filigrana di cellulosa rossa, i calici splendenti in polietilentereftalato di Boemia, il presepe sulla credenza liberty svedese, un cacciavite sull’albero di natale… un cacciavite? Ok, lasciamo perdere e sediamoci. 

Tutti seduti alle 21:15 e cosa fa mia cognata (sì, la stessa dei peperoni)? Eh?!? 
Mi informa, con la più serena delle espressioni, che in quella landa desolata la visione di Rai4 non è disponibile, quindi niente episodio speciale natalizio del Dr.Who. 
...
Cosa?
Niente. Episodio. Speciale. Natalizio. Del. DoctroWho.
...
...
AAAaaaarrrgggghhhh. 

Meno male che sono un’adulta e riesco ad affrontare le delusioni con maturità. Ho ricacciato indietro le lacrime, mi sono soffiata il naso nel tovagliolo di carta e mi sono lanciata alla carica verso il vassoio di carpaccio di polipo. (N.d.A.: Non prima di aver preso un paio di note mentali per il prossimo post del blog, cioè questo. Che poi a ben pensarci, la soluzione è molto più semplice. Ecco il piano: Ossessionare i miei figli con il Dr.Who - fatto -, così loro ossessioneranno i cugini - in corso d'opera -, che di conseguenza ossessioneranno la loro madre, la di me cognata, e il prossimo anno siamo a posto. Un altro piano che metterò presto in atto è quello di ossessionare sua figlia con le perline pyssla dell'ikea, perchè mia nipote accumula lavoretti artistici, ma non ne accumula abbastanza visto che la mamma ancora riesce a ritagliarsi del tempo per arrostire peperoni, invece di passare le giornate ad archiviare lavoretti artistici.)

Gli antipasti sono stati spazzolati con rapidità e voracità e, per dovere di cronaca, devo ammettere che i bambini hanno mangiato anche i peperoni. Tutti hanno mangiato tutto, tranne Ilaria, che ha mangiato solo pane e poca pasta in bianco, ma non essendoci nonni da terrorizzare o gettare nel panico, non è successo nulla di grave.

Il primo, spaghetti al nero di seppia con pezzi di seppia, era ottimo, anche se, da alcune espressioni dell’arco sopracciliare di Davide, congiunte a strani mugugni e arrotondamenti della guancia, insieme alla sua affermazione “urgh, mi sembra di mangiare petrolio” condita di lacrime colanti da occhi supplichevoli, mi hanno portato a supporre che lui non li abbia graditi più di tanto, e gli abbiamo consentito di abbandonare la tavola.

Dopo il primo, i bambini si sono sparpagliati tra cameretta e corridoio per dedicarsi alle loro attività preferite, e cioè urlare e sudare copiosamente, senza nessuno scopo in particolare, se non eventualmente quello di ammalarsi non appena decideremo di organizzare qualcosa di particolare o semplicemente quando sarà ora di tornare a scuola. 

Noi adulti siamo rimasti a tavola a chiacchierare, in attesa che i gamberoni in forno terminassero di arrostirsi. 
Beh, più che “rimasti a tavola” sarebbe più corretto dire “siamo rimasti seduti ad annaspare semi-immobili, cercando di favorire il processo di irrorazione di plasma possibilmente ossigenato nelle coronarie”. 
Giunti a tavola i gamberoni, ci siamo serviti con il badile.

In particolare, oltre ai gamberoni, speravo di lasciare almeno una coronaria disostruita per l’assunzione finale del tiramisù portato da mio cognato, quello più giovane, ma fatto dalla mia nuova cognata (assente alla cena per visita ad altri cognati, se non sbaglio). (N.d.A.: Sarebbe veramente buffo se questo mio cognato finisse per sposare questa nuova cognata, voglio dire, altri due cognati sposati fra di loro...)

Dopo i gamberoni, ma prima del dolce, ecco arrivare Babbo Natale!! Se fino all’anno scorso potevamo contare ancora 4 credenti su 5, quest’anno abbiamo perso Sara, e anche Davide credo stia per abbandonare le mitologiche lande mentali finniche abitate dal panzuto addestratore di renne. Pazienza.

Scartamento doni e via a montare lego, per poi trangugiare ancora un paio di porzioni di tiramisù e un caffè, ed infine, stanchi e puzzolenti di peperoni, finalmente tornare a casa.

Epilogo

Diario del Capitano, data astrale 25 dicembre 2015, ore 2:35 circa.

Sto infilando il piumino di Ilaria in un copripiumino di Frozen. 

Alle 2 e 35, di notte. 

- E il cuscino??
- Sì, c'è anche il cuscino amore mio...
- Domani andiamo da nonna Piera?
- Certo.
- Facciamo pranzo lì?
- Sì.
- La nonna ha detto che faceva i peperoni...
- Ohmmmerda*!


* vedi foto

(...To Be Continued...)




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